Lipizer cerca sponsor esteri «se no la musica muore»

GORIZIA. Breve ma diabolico. Cosí è stato definito il repertorio per gli sfidanti del premio violinistico Rodolfo Lipizer che da 33 anni si tiene a Gorizia. La competizione si è conclusa senza un...

GORIZIA. Breve ma diabolico. Cosí è stato definito il repertorio per gli sfidanti del premio violinistico Rodolfo Lipizer che da 33 anni si tiene a Gorizia. La competizione si è conclusa senza un vincitore assoluto, ma con un bilancio che rimane decisamente positivo. Il valore dell’iniziativa si deve infatti anche alla meticolosità e al prestigio di una giuria che cura le selezioni fin nel minimo dettaglio tecnico e stilistico.

Il giorno dopo l’avvio della stagione concertistica, Lorenzo Qualli, presidente dell'associazione è intervenuto con forza per porre il problema della sopravvivenza della buona musica.

Siete un vivaio inesauribile di talenti?

Riscontriamo una grandissima partecipazione, con ragazzi e ragazze provenienti da 17 diversi paesi. Poi, certo, si passa da 90 a 38, le selezioni sono condotte con scrupolo e obiettività. In particolare siamo molto soddisfatti della Lipizeriana, il brano firmato da Carlo Pedini per il premio. È un compositore che ha lavorato alla Scala, con i piú grandi nomi italiani. A causa della crisi abbiamo però dovuto ridurre parte del programma, ma devo riscontrare il positivo apporto dei privati che ci ha permesso di destinare 14 premi speciali. Vicino al podio massimo nell'ordine si sono distinti sei finalisti: Ryota Kuratomi, Michiru Matsuyama, Meruert Karmenova, Emily Sun e So Jin Kim. Fra loro era stata ammessa anche la moscovita Victoria Margasyuk, che poi si è ritirata per problemi al suo strumento.

Qualche cruccio?

La mancanza di vincitori italiani, come non accade ormai dal 1995. Come sempre assistiamo invece alla strapotere della scuola asiatica.

Spesso ha detto che per i violinisti italiani non c’è futuro né lavoro, per questo se ne vedono meno anche nei premi?

È cosí. I problemi economici del paese hanno portato al fallimento di orchestre storiche. Il Miur poi non aiuta. Manca un giusto riconoscimento che altrove invece è possibile, soprattutto in Oriente.

E adesso?

Già nei prossimi giorni procederemo per risolvere alcune carenze tecniche del teatro dove storicamente si tiene il premio. Poi affineremo un sistema per evitare le troppe defezioni, pur mantenendo il rigore della giuria. Per quanto riguarda la crisi economica, che non sembra finire, noi andiamo avanti imperterriti grazie al volontariato. Stiamo però cercando degli sponsor nel campo della musica internazionale.

Emanuela Masseria

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