Liberi di essere eretici! Sarà festival ai Colonos

LESTIZZA. “Avostanis 2014”, la rassegna di cultura contemporanea declinata al friulano, ha chiuso i battenti con una serata all'insegna di nuove progettualità, nuovi approcci non meramente autoreferenziali o strumentali a una salvaguardia del patrimonio linguistico e culturale friulano, quanto piuttosto a una sua immersione nella molteplicità e complessità del presente. “Provis vierts di culture furlane”, cosí la serata che metteva in campo una decina di nuove proposte nei diversi campi dell'arte: a testimonianza di una volontà di resistere alla crisi devastante di questo inizio di millennio e di trarre da questa riflessioni e stimoli che aprano al futuro. Ché tutte le manifestazioni di Avostanis 2014 sono state all'insegna della non rassegnazione alla crisi e del come da questa si possa uscire senza cadere negli errori che l'hanno generata. “In un cielo notturno qualcuno vede solo il buio, io preferisco contemplare le stelle”, in questi versi di Victor Hugo sintetizzato il senso di Avostanis 2014.
E allora, chiediamo a Federico Rossi, anima instancabile della rassegna, come erano le “stelle” di Avostanis quest'anno? Tante e così luminose da far intravedere la luce in fondo al tunnel?
Nessun facile ottimismo, ma in un clima di grande condivisione da parte di un pubblico partecipe è emersa la consapevolezza che questa crisi apre grandi spazi per un cambiamento positivo, fondato naturalmente su altri presupposti. Però ci dobbiamo mettere in discussione, rinnovando l'equipaggiamento mentale ed etico. E poi ci salverà la creatività, come ha detto Daverio.
In particolare, rispetto al tema generale, vale a dire come uscire da una crisi che è soprattutto valoriale e culturale, quali le indicazioni scaturite?
Prima di tutto quella di non cedere all'illusione ottica di poter ritornare alla situazione preesistente, perché questo è un momento storico di decadenza, di declino di una civiltà. Tra i protagonisti della rigenerazione sociale ci saranno i nuovi barbari, rappresentati da quei giovanissimi immigrati richiedenti asilo politico, che hanno partecipato con un'opera collettiva alla mostra di arte contemporanea di Avostanis, dando prova, a noi gente stanca e smarrita, di una potente energia e voglia di futuro.
E rispetto alla situazione della cultura friulana, in particolare, che ne è sortito? Ci sono motivi di speranza e/o consolazione?
È venuta meno la grande vivacità culturale e artistica degli anni Novanta, è un dato di fatto, d'altronde il Friuli non è un'isola felice. Comunque, vista dall' osservatorio dei Colonos, la cultura friulana dà ancora segni di vitalità. Ne ha dato riscontro la serata finale, che era dedicata al cantiere aperto della cultura friulana, dove generazioni diverse, con sensibilità culturali diverse, portano avanti una resistenza identitaria e creativa.
Da quanto è emerso durante le tante serate di Avostanis, che cosa manca, se manca, alla cultura friulana per una legittimazione vera e concreta?
Forse ci manca una visione panoramica, nel senso che il processo di interdipendenza planetaria sta cambiando in profondità anche il senso delle culture locali. Oltre che vantaggiosa la globalizzazione è omologazione, da controbilanciare rispondendo con un forte radicamento nel territorio, con una valorizzazione intelligente delle risorse materiali e immateriali delle comunità e dei luoghi in cui esse vivono. In questa ottica la cultura friulana può assumere un significato molto più ampio e complesso che in passato, con interessanti implicazioni politiche e istituzionali.
È sufficiente, oltre che necessario l'intervento pubblico nel sostenere la promozione della lingua e della cultura friulana? Non c'è, forse, bisogno anche e soprattutto, di una consapevolezza maggiore da parte dell'intera comunità friulana? E un qualche mea culpa da parte di chi, friulanisti e non, si fa carico della cultura friulana, ci sta?
Finora è stato preminente l'intervento pubblico, ceramente necessario, con il rischio però di una politica linguistica calata dall'alto e ancorata agli spazi istituzionali. Esso non può prescindere da un impegno a ricreare le condizioni per una trasmissione della lingua friulana nell'ambito familiare. E l'educazione linguistica nelle scuole deve immergersi in un rapporto vitale con l'humus storico e geografico e con i valori antropologici e culturali della comunità di riferimento del ragazzo.
Archiviato Avostanis 2014, c'è già un qualche pensiero di indirizzo per Avostanis 2015?
Dopo la riflessione sul resistere, ora stiamo valutando un filone particolare, che è quello dell’eresia. Ci sembra di grande attualità, se consideriamo i grandi rischi del pensiero unico e dell’omologazione. Insomma “Libars di jessi eretics” (Liberi di essere eretici) suona bene, non solo in senso musicale.
Mario Brandolin
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