L’elettropop balcanico degli Shkodra Elektronike sbarca a Mittelfest: «Che onore l’Eurovision»

La coppia di musicisti albanesi protagonista del concerto serale del 24 luglio. «Nei nostri brani emozioni, contraddizioni ma anche ricordi e ferite»

Elisa Russo
Gli Shkodra Elektronike approdano a Cividale per Mittelfest con la loro musica elettronica balcanica
Gli Shkodra Elektronike approdano a Cividale per Mittelfest con la loro musica elettronica balcanica

«Il nostro concerto vuole essere un ponte tra mondi e tempi diversi, un invito ad ascoltare canzoni in una lingua così diversa dalla vostra con il corpo, con la memoria e con il cuore». Dopo aver raggiunto il successo europeo, rappresentando l’Albania all’Eurovision Song Contest 2025 gli Shkodra Elektronike approdano a Cividale per Mittelfest giovedì 24 luglio alle 21.30 ( non più in Piazza Duomo sa al Teatro Ristori per il possibile maltempo) con un concerto d’eccezione: ai loro ritmi balcanici ed elettropop si aggiunge un’istituzione della musica tradizionale, l’Albanian Iso-Polyphonic Choir (patrimonio dell’Unesco).

Shkodra, Scutari in italiano, è la città d’origine del duo composto dal musicista e produttore Kolë Laca (East Rodeo, Il Teatro degli Orrori) con la cantante e autrice Beatriçe Gjergji che vivono in Italia dai ’90 (rispettivamente a Milano e in Cadore). «Al Mittelfest – prosegue Beatriçe – speriamo di accompagnarvi in un viaggio sonoro e visivo attraverso alcuni paesaggi musicali dell’Albania: dalle melodie liriche e le influenze mediorientali del nord, fino alle forme vocali arcaiche dell’iso-polifonia del sud, riconosciute come patrimonio immateriale dell’umanità. Tutto questo sarà intrecciato a elementi di sintesi elettronica e ritmi EDM, la cui natura ciclica e ipnotica richiama le pulsazioni tribali delle origini».

Ci sono dei temi ricorrenti nei vostri brani?

«Legati alla sfera interiore - emozioni, contraddizioni, ricordi, ferite - ma anche esperienze collettive di forza, appartenenza e trasformazione. Scrivo soprattutto in dialetto gëge, l’unica variante dell’albanese che ho imparato oralmente ascoltando i miei familiari, essendo emigrata quando ero bambina. È una lingua che porto dentro con amore e orgoglio: per me la più musicale del mondo. Scrivere è un modo per esplorare e restituire verità intime, personali, ma che, sempre più, scopro essere universali».

I vostri spettacolari abiti di scena?

«Li crea mia madre Irina, sotto il nome Tamel, che in scutarino significa latte: il legame intimo tra madre e figlio, e anche la sua bevanda preferita. Noi reinterpretiamo la musica tradizionale albanese in chiave elettronica e contemporanea, lei fa lo stesso con l’estetica, cercando di trasformare costumi tradizionali e simboli culturali della nostra terra in forme nuove. L’aspetto visivo è sempre stato parte essenziale del nostro linguaggio. Shkodra Elektronike è nato tra mostre e vernissage, in mezzo all’arte contemporanea albanese e kosovara. Musica e immagine, nella nostra esperienza, parlano la stessa lingua».

L’esperienza all’Eurovision?

«Rappresentare il nostro Paese è stato un onore immenso, ci siamo sentiti parte di qualcosa di collettivo, quasi come accade durante i Mondiali: tantissime persone che parlano la nostra lingua ci hanno scritto e sostenuto, si sono riconosciute in quello che cantavamo e si sono sentite lì con noi, su quel palco. È stato un momento di forte connessione, non solo artistica ma anche emotiva e culturale».

Kolë, come ha avuto origine il progetto?

«Per anni ho sperimentato, per diletto, con le canzoni tradizionali scutarine, campionando vecchie registrazioni. Una di queste, “Turtulleshë”, l’avevo già riarrangiata in chiave elettronica con il mio progetto di qualche anno fa, 2Pigeons, anche con un featuring di Pierpaolo Capovilla. Quando ho iniziato a dedicarmi con maggiore serietà a questa idea, mi è venuto naturale chiamarla Shkodra Elektronike: canzoni tradizionali scutarine riarrangiate in chiave elettronica».

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto