«Le rivoluzioni non servono noi donne cambieremo l’Iran»

Le interpreti del regista Reza Koohestani ieri all’ateneo in dialogo con gli studenti Stasera al Palamostre la pièce “Hearing” per Contatto 35/Css. «Il futuro è roseo»
Di Melania Lunazzi
Udine 31 Marzo 2017 css irachene Copyright Petrussi Foto Press Turco Massiimo
Udine 31 Marzo 2017 css irachene Copyright Petrussi Foto Press Turco Massiimo

«Le rivoluzioni non servono. Ciò che serve per cambiare un paese è la flessibilità e l’adattabilità. E noi donne siamo più flessibili per natura e quindi più potenti».

Hanno risposto cosí, ieri, alla domanda “Siete contente di vivere nel vostro paese e in caso contrario che cosa cambiereste?” le quattro attrici iraniane protagoniste dello spettacolo “Hearing” in scena oggi alle 21 al Palamostre per la rassegna Teatro Contatto del Css. Mona Ahmadi, Ainaz Azarhoush, Elham Korda, Matin Sadri, questi i nomi delle giovani e bellissime interpreti guidate dalla regia di Amir Reza Koohestani che ieri hanno incontrato gli studenti di Cultura dell’Oriente islamico del Corso di laurea di Scienze e Tecniche del Turismo culturale dell’Università di Udine. «Amo il mio paese - ha proseguito una delle attrici - e mi ci trovo bene. Ho gli affetti, un lavoro che mi piace. Certo, ci sono tanti problemi e molte persone che lo lasciano, ma io credo che i problemi ci rendano più forti. Abbiamo avuto due rivoluzioni, una 38 e una 100 anni fa. Non hanno cambiato nulla. In Francia uno studente egiziano ci ha detto: perché non fate la rivoluzione? Secondo me non serve. Dopo la rivoluzione c’è stata la guerra e la gente è stata sotto pressione più per questa che per la religione o il regime islamico».

Le quattro attrici fanno parte del Mehr Theatre Group, compagnia teatrale di Teheran fra le più attive e affermate in Iran e riconosciuta al livello internazionale, in questo caso dirette dal regista più amato e acclamato del momento.

E questo spettacolo è un vero successo internazionale. La trama si snoda in due momenti temporali diversi - durante i fatti e a dieci anni di distanza dagli stessi - attorno all’ipotetica infrazione di un divieto in una casa dello studente femminile, dove nella notte di Capodanno una studentessa avrebbe fatto entrare un ragazzo infrangendo i divieti. “Hearing” significa ascoltare, ma anche interrogatorio, quello a cui viene sottoposta la ragazza da chi è incaricato di far rispettare le regole.

«Mi vengono in mente - ha detto il professor Giovanni Curatola, esperto di arte islamica e di Iran - Kafka, Pirandello e storie di grande teatro in cui c’è la follia di rappresentare qualcosa che non sappiamo, ma che rende il clima di sospetto in cui questo paese vive da anni. Il regista in questo senso ha avuto un coraggio straordinario e mi sono sorpreso che la censura non sia intervenuta. Ma il messaggio è talmente sottile che forse le censure non se ne accorgono».

La pièce parla di fatto di un sistema politico che costringe le persone a mentire cercando di discolparsi da qualcosa che possono o non possono aver commesso - infatti avrà un epilogo tragico - e nei teatri iraniani fa sempre il tutto esaurito. «Noi sappiamo cosa possiamo o non possiamo dire. - dice un’altra delle attrici - Ma anche il pubblico lo sa. Le cose indicibili sono comunque espresse. La lingua persiana poi aiuta molto (lo spettacolo è in lingua farsi, con sopra titoli in italiano, ndr), perché non è una lingua diretta, non c’è genere, la nostra cultura ha questo modo di esprimersi indiretto. Lo si vede nella letteratura e nella poesia, ma anche nella vita. A esempio non non diciamo mai “ti amo”, ma ci giriamo intorno».

Uno spettacolo dunque giocato sul filo del detto e del non detto, in cui la verità non si saprà mai, ma che consente un approccio molto vicino con un paese erede di una grande cultura e di forti potenzialità affidate ai giovani e alle donne. «Nel nostro paese gli uomini sono depressi, le donne lavorano tutte, studiano di più, fanno meno figli e quindi il futuro è roseo».

Oggi alle 18 ci sarà un altro incontro delle attrici con Rita Maffei e il pubblico di Contatto, nella sala Carmelo Bene al Palamostre.

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