L’Assemblea Straordinaria, a Udine l’appuntamento con il progetto di teatro partecipato

Giovedì 31 ottobre, alle 19 al teatro Palamostre nell’ambito della stagione di Teatro Contatto del Css, il lavoro curato dalla regista e attrice Rita Maffei

Fabiana Dallavalle
Il progetto di teatro partecipato è curato dalla regista e attrice Rita Maffei
Il progetto di teatro partecipato è curato dalla regista e attrice Rita Maffei

Debutta giovedì 31 ottobre, alle 19 al teatro Palamostre di Udine, nella stagione di Teatro Contatto del Css, l’Assemblea Straordinaria, progetto di teatro partecipato curato dalla regista e attrice Rita Maffei.

«L’Assemblea Straordinaria, anticipa Maffei, è nata nel 2018 a Udine, perché c’era una commemorazione: i cinquant’anni dal ’68. Ottanta donne si ritrovarono per discutere e confrontarsi sui temi della condizione femminile dal '68 ad oggi, e sulle battaglie per i diritti. Con loro facemmo un excursus della storia dell’emancipazione femminile, parlando anche del futuro, indagando cosa avevamo perso e cosa c’era ancora da fare. Quell'assemblea girò l’Italia: Lecce, Vicenza, Bari, Roma. Un’esperienza indimenticabile perché ho conosciuto le donne che hanno realmente partecipato alle manifestazioni di piazza, le ora ottantenni che non si sono arrese e ancora credono nella capacità di cambiare il mondo con quella utopia che avevano da giovani.

Tema di quest’anno?

Ci siamo rese conto un anno fa, che nel 2024 sarebbero stati i 50 anni dal referendum abrogativo della legge sul divorzio voluta dall’udinese Loris Fortuna (12 maggio 1974). Quest’anno il 12 maggio coincideva con le date di Vicino/lontano. Ne ho parlato con la Presidente, Paola Colombo e anche a lei è piaciuta l’idea di far ripartire l’assemblea con questo nuovo tema, già nelle giornate di festival. A Udine parliamo del lasciarsi, del divorzio, del riuscire a mettersi in relazione con l’altro. Ma l’assemblea sta continuando parallelamente a Torino, perché la scorsa settimana, ho iniziato con un’assemblea di donne torinesi all’interno del Polo del Novecento e la terrò fino a quando andrà in scena il 29 e 30 marzo, nell’ambito della Biennale della Democrazia.

Cos’è il teatro partecipato?

È teatro professionale perché viene costruito all’interno di un format e di una struttura che sono professionali. Poi i partecipanti e le partecipanti sono cittadini che non hanno esperienza da attori. In certi casi lo sono anche stati, ad esempio a Roma vennero all’assemblea diverse attrici. Questa sera, in scena con me, ci sono Ada Delogu, Nicoletta Oscuro e Matteo Sgobino che sono professionisti. Scena e video sono di Luigina Tusini.

Dall’ Assemblea che debutta stasera cosa emerge?

Vengono fuori tantissimi temi. Nel progetto sono state coinvolte un’ottantina di donne, (di tutte le età), nell’esplorazione intima e al contempo collettiva, del tema dell’identità che è cambiata negli anni. C’è una forte consapevolezza da parte delle donne, nel 2018 era minore. Era appena iniziato il Mee Too. Oggi la parola patriarcato la conoscono e la usano tutti. In questi anni qualcosa è successo ed è entrato nella consapevolezza delle ragazze giovani, non solo a Udine ma anche in altre parti d’Italia dove sono stata con l'assemblea. E questo mi fa sperare tantissimo.

Qual è la forza del mezzo teatrale?

Il teatro non veicola più messaggi ampi, quello lo fanno i mass media, ma va in profondità, ci fa riflettere. La forza del teatro è la collettività. Le donne dell’assemblea creano una collettività e riescono a dialogare tra di loro anche tra generazioni, cosa che non si trova più da nessuna parte. Nel momento i cui noi accogliamo il pubblico, non ci sono soltanto le donne che hanno lavorato assieme, ma ci saranno gli uomini. La potenza del teatro fa sì che all’interno di una sala ci siano persone che contemporaneamente provano le stesse emozioni o quanto meno emozioni che viaggiano sulla stessa linea d’onda. Quando, nel teatro partecipato, si ascoltano le storie delle persone sulla scena, ti scatta qualcosa per cui provi empatia e ritrovi pezzi.

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