L’amarezza della vita secondo Paul Auster e un grande Battiston

“L’invenzione della solitudine”: tanti applausi a Contatto Strepitosa prova d’attore. Ora a Cervignano e a Casarsa

UDINE. L’invenzione della solitudine è quella che, come il ragno la tela, ci fa costruire il bozzolo nel quale ci chiudiamo agli altri e al mondo, per rifugiarci nel gioco dolce e crudele, consolatorio e lacerante della nostalgia e della memoria. L’invenzione della solitudine è anche il titolo, bellissimo, di un piccolo grande libro di Paul Auster nel quale il dato biografico (il rapporto mancato con il padre Sam che rischia come in uno specchio di riproporsi doloroso con il figlioletto Daniel) lievita in una disincantata e struggente rappresentazione del nostro stare al mondo, «così vicino all’invisibile confine tra la vita e la morte», e in una riflessione più ampia e amara sul senso dell’esistenza umana e dell’imprevedibile spiazzante casualità che spesso la regola e la sottende. L’invenzione della solitudine è ora un intenso monologo, in scena l’altra sera a Udine per “Differenze”, la stagione del Css, che il regista Giorgio Gallione ha tratto dal volume dello scrittore americano e realizzato, con la complicità delle suggestive sottolineature musicali di Stefano Bollani, affidandolo all’interpretazione davvero rimarchevole di Giuseppe Battiston. Mescolando le due parti del libro, Un uomo invisibile e Il libro della memoria - la prima più descrittiva e narrativa nel ricostruire la figura del padre a pochi giorni dalla sua scomparsa, la seconda più espressiva costruita sull’accumulo di frammenti, sogni, incubi, ricordi, riflessioni, citazioni letterarie, poesie - lo spettacolo, assai coinvolgente, si fa forte di un Battiston, ormai in piena maturità artistica e impressionante - ma mai compiaciuta - padronanza di sè. L’attore disegna con studiato equilibrio, con emozionante aderenza al personaggio e con toccante verità, la figura dimessa confusa e dolente di un nostro contemporaneo, attraverso un “delicato ritratto di famiglia”, per raccontarci dubbi, interrogativi, paure che sono di tutti. In una scena dominata dal nero che rimanda alla casa del padre morto Battiston si muove con straziante leggerezza, si rapporta agli oggetti con tocchi che sono i gesti d’amore mai avuti o dati alla ricerca di quel padre assente, nella consapevolezza però che quell’assenza scavalca il padre e la sua “invisibilità”, mentre è sempre in agguato in noi, ad alimentare quella solitudine che, precaria àncora di salvezza, temiamo e ricerchiamo insieme. Grandissima prova d’attore, quella di Giuseppe Battiston, che il pubblico di un Palamostre sold out ha salutato con grande affetto e calore. Repliche stasera (sabato) al Pasolini di Cervignano e domani al Comunale di Casarsa.

Mario Brandolin

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