La storia del Friuli nelle latterie turnarie, tra sapori e socialità di un mondo che rischia di sparire

Il circolo "L’obiettivo" inaugura a Godia una mostra. I casari al lavoro, il latte che diventa un gustoso formaggio

Sono quattro delle poche ancora resistenti. Quei luoghi in cui la “resistenza” è produttiva, ma anche culturale. Che continuano a raccontare di una tradizione che fino a qualche decennio fa era particolarmente diffusa in Friuli Venezia Giulia. Quasi ogni paese, prima del terremoto del 1976, ne aveva una. Sono le latterie sociali turnarie. In quelle di Brazzacco, Lavariano, San Floreano di Buja e di borgo Riolo a Fagagna sono entrati i fotografi del Circolo culturale fotografico L’obiettivo di Pasian di Prato. E hanno immortalato le gesta dei casari intenti nella lavorazione del latte. Insieme a qualche scampolo di storia e ai luoghi – dotati di macchinari moderni – in cui questa tradizione antichissima ancora resiste. È nata così la mostra collettiva “Latterie sociali turnarie friulane”: una raccolta di 48 scatti che da oggi, venerdì 25 agosto, – l’inaugurazione è in programma alle 19.30 – sarà esposta nell’ambito della sagra delle patate di Godia, ospitata nella sala parrocchiale della località.

Un obiettivo speciale che il circolo ha voluto puntare su quella forma di cooperazione molto antica che mette insieme piccoli allevatori e che è nata dalla necessità di dividere spese, materiali e manodopera per trasformare il latte in prodotti caseari tipici. Fotografando quei luoghi che oggi resistono e sono esempio di una tradizione gastronomica che non vuol soccombere, seppur tra mille difficoltà – accanto alla diminuzione dei piccoli allevatori si fanno i conti anche con l’industrializzazione del settore e i prodotti alternativi proposti dalla grande distribuzione –; luoghi che in passato, accanto alla valenza economica, spesso diventavano il centro della vita del paese. Veri scrigni di socialità dove ci si incontrava per parlare del più e del meno, ma anche dove ci si ritrovava appositamente in occasioni particolari per la vita di una comunità. Ciascuna latteria – se ne contavano oltre 600 in regione attorno agli anni ’50 – ha messo insieme nel tempo una loro personale storia. Fatta di cultura, costume, tradizioni e sapori: valori che irrimediabilmente si disperdono una volta chiusi i battenti dell’attività. Una realtà che il circolo fotografico L’obiettivo ha scelto quale tema della mostra proposta a Godia, con l’intento di narrare con immagini una tradizione che, seppur contraddistinta da piccoli numeri, ancora resiste. Per fare memoria e non solo.

«Abbiamo proposto queste fotografie di latterie ancora attive – illustra, infatti, Laura Loiotile, socia del circolo – come testimonianza e come spunto di riflessione su questa magnifica forma di collaborazione che ha contribuito in passato a superare momenti molto difficili nella storia della nostra terra. Una collaborazione – aggiunge – che può costituire esempio per le nuove generazioni nei periodi di crisi che ciclicamente si ripresentano».

La mostra collettiva resta aperta fino al 3 settembre ed è visitabile durante l’orario della sagra della patata.

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