La spada nella Rocca: così Monfalcone racconta la guerra contro il patriarca

L’arma è emersa durante il restauro del municipio. Nel nuovo museo civico evoca la figura di Nicolò Scarpa

Roberto Covaz

A dispetto del nome comune con cui era conosciuta, bastarda, è la star del nuovo museo Medievale di Monfalcone.

È una spada, “a una mano e mezzo”, con cui i cavalieri di fine 1300 e del 1400 duellavano da par lor. Cavalieri, non soldataglia qualunque come fanti e balestrieri, poveri uomini mandati al macello della prima linea.

La spada è emersa durante lo scavo delle fondamenta del municipio di Monfalcone, edificio la cui parte originaria risale al 1860. Nel 2014 si è posta la necessità di ristrutturare il palazzo che stava pendendo paurosamente a causa delle innumerevoli aggiunte cui è stato sottoposto in vari periodi.

Era noto che il municipio sussisteva su parte dell’antica cittadella medievale, ma i rinvenimenti sono andati oltre alle aspettative. Di qui la decisione del Comune di Monfalcone di allestire un piccolo ma grazioso museo, da poco inaugurato.

La bastarda era poco più di un ferro vecchio, 124 e 22 centimetri le sue dimensioni. Era impastata in un terreno da riporto che copriva un preesistente e più antico sedime. Ma la spada è stata mirabilmente restaurata e ora racconta molto della storia medievale di Monfalcone. Gli esperti hanno stabilito che era già degradata quando è stata buttata probabilmente in una bottega di un fabbro.

Dalle parti di Monfalcone sarebbero transitati Leonardo Da Vinci e Dante, non si hanno notizie invece della presenza di Artù. Di conseguenza la bastarda, la nostra spada, può essere eletta quale Excalibur della Rocca anziché della roccia.

Fantasie innocenti che faranno sorridere l’archeologo Dario Gaddi, che per Archeotest ha seguito da vicino i rinvenimenti medievali adottando quasi affettivamente la spada.

E con il permesso di Gaddi ci addentriamo ora nel terreno delle suggestioni fino ad attribuire un possibile nome al cavaliere che quella spada brandì.

È Nicolò Scarpa di Canussio, inviato nel 1386 dalla lega di Cividale a comandare la guarnigione della Rocca di Monfalcone. Era in corso da alcuni anni una feroce battaglia tra gli abitanti della cittadella murata contro la fortezza sull’altura carsica. La belligeranza era sorta all’indomani della morte del patriarca di Aquileia Marquardo il 3 gennaio 1381.

Papa Urbano VI, di origine francese, nominò come successore il cardinale e vescovo di Sabina Filippo d’Alenion che vantava parentela con i sovrani di Francia. Al d’Alenion era stata concesso il governo del Patriarcato in commenda.

Tale decisione sollevò la riprovazione di gran parte della popolazione e a Udine si creò ben presto la lega Fedele Unione che riteneva illegale la nomina in commenda del Patriarca. I monfalconesi residenti nella cittadella murata aderirono alla Fedele Unione mentre la guarnigione della Rocca, essendo di fatto stipendiata dal Patriarcato di Aquileia, si schierò con il nuovo patriarca.

Ecco a un certo punto comparire Nicolò Scarpa che non si fece scrupoli nel soffocare la ribellione dei cittadini usando, possiamo immaginare, la bastarda.

Gaddi magnanimamente sta al gioco e conferma che la bastarda, la spada s’intende, era già in uso al tempo della guerra monfalconese. Può bastare per la nostra storia.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto