La riforma dei teatri: il Css Udine declassato a centro di produzione

Vince Trieste: Stabile Fvg e sloveno “di rilevante interesse” Giú Centro servizi e anche Ravenna, l’innovazione non paga

UDINE. Doccia gelata per il Centro Servizi e Spettacoli nei giorni in cui si va precisando la riforma nazionale dei teatri. Il laboratorio udinese di ricerca e sperimentazione è stato infatti riconosciuto Centro di produzione teatrale. Ma si tratta di un declassamento, dal momento che il Css puntava a rientrare nella graduatoria dei teatri di rilevante interesse culturale, i Tric. Cosí non è stato e, di piú, il ministero ha premiato due volte Trieste, assegnando proprio allo Stabile del Fvg e al Teatro sloveno l’ambito riconoscimento. Un esito davvero sconsolante per Udine, dopo che per lungo tempo si era addirittura carezzato il sogno di rientrare nella ristretta cerchia dei teatri nazionali. Si era immaginato e si era poi propugnato con convinzione, forti del non velato incoraggiamento della Regione, una fusione con lo Stabile di Trieste e con l’accademia Nico Pepe. Ma questo matrimonio non si è mai potuto fare per manifesto diniego dei presunti soci triestini e, anzi, ha lasciato un lungo strascico di polemiche, dissidi, malumori.

Va detto che nulla faceva presagire un esito come questo che gli addetti ai lavori giudicano complessivamente punitivo nei confronti dei teatri di innovazione. Da Roma si attendeva che il Mibact (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo) dopo avere individuato i teatri nazionali, procedesse al riconoscimento dei Tric e dei primi Centri di produzione secondo orientamenti quasi scontati. Invece la commissione consultiva per la prosa, presieduta dal professor Luciano Argano, ha stilato ben altra classifica: per il triennio 2015-2017 saranno teatri di rilevante interesse culturale lo Stabile del Friuli Venezia Giulia e lo sloveno, l’Associazione centro teatrale Bresciano, Marche teatro di Ancona, l’Elfo di Milano, il Franco Parenti di Milano, lo Stabile d’Abruzzo dell’Aquila, la Fondazione Teatro Due di Parma, la Fondazione Luzzati Teatro della Tosse di Genova, la Fondazione Teatro Piemonte Europa di Torino, il Teatro di Bari, il Teatro di Sardegna, Cagliari, la Fondazione Teatro Metastasio di Prato, l’Ente Autonomo Teatro Stabile di Bolzano, lo Stabile dell’Umbria e l’Eliseo di Roma.

Trieste esce dunque premiata, Udine legge questo esito come un declassamento per la sua officina di ricerca teatrale, il Css, attiva dal 1978. Centro servizi che aveva già dovuto registrare l’amarezza del diniego espresso dal cda del Politeama Rossetti. L’ente triestino aveva infatti risposto picche all’ipotesi di fusione con Udine per far nascere un Teatro nazionale anche in questa regione. Era stato uno schiaffo assestato a Udine, dal momento che il Css si era lanciato nel progetto soltanto dopo avere maturato la convinzione che la Regione sostenesse e anzi incoraggiasse questo disegno. Quando però i tempi già stringevano e per tutti i soggetti di questa vicenda si profilava il rischio di restare fuori da tutte le nuove classificazioni stabilite dalla legge Franceschini, Trieste aveva troncato ogni rapporto. «Abbiamo appreso che il cda del Rossetti ha adottato una risoluzione al vaglio dei soci – aveva risposto garbatamente il presidente del Css, Alberto Bevilacqua, trattenendo il sentimento di rabbia che pervadeva i promotori udinesi –. La nostra disponibilità a realizzare uno studio di fattibilità volto alla possibilità di creare un teatro nazionale in Friuli Vg era nota da tempo, cosí come erano note le precondizioni relazionali che avevamo avanzato al cda dello Stabile triestino. Siamo rispettosi di ogni decisione, nella comprensione di quanto sia incerto lo scenario che è stato imposto al mondo teatrale dal nuovo decreto ministeriale». Bevilacqua aveva concluso manifestando «massima serenità nell’affrontare un cambiamento cosí importante. Anche nel caso in cui si debba procedere verso un nostro passaggio da Teatro stabile di innovazione a Teatro di rilevante interesse culturale - aveva sottolineato – perché rappresenterebbe in ogni caso un importante momento di crescita per il Css e quindi per la città di Udine». Ma neanche questo, purtroppo, è stato. (mtm. ed e.c.)

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