La Norimberga del Friuli: furono emesse 316 sentenze, 206 i condannati

Dal primo al 5 maggio 1945 la corte fu preceduta dal tribunale del popolo che celebrò due processi  

UDINE. Guardando all’attività giudiziaria della Corte, l’analisi complessiva dei procedimenti dimostra che i processi furono celebrati senza interruzioni dall’estate del 1945 e aumentarono progressivamente nei mesi successivi; nel primo periodo e in occasione di processi a imputati noti, si tennero in aule straboccanti di pubblico.

Complessivamente vennero comminate 316 sentenze (165 nel 1945, 129 nel 1946 e 22 nel 1947) che riguardarono 495 imputati. In tutto il periodo 206 imputati vennero condannati, 198 assolti, per 89 fu dichiarato il non luogo a procedere perché i reati erano estinti per amnistia.

Dati peculiari emergono guardando al genere. Le donne sottoposte al giudizio della Corte friulana rappresentarono poco meno del 10% degli imputati (vennero processate 42 donne). Fu sottoposto a giudizio un numero relativamente alto di donne che, quasi esclusivamente civili, furono legate all’azione dei collaborazionisti o vennero più frequentemente accusate di atti di delazione.

L’esito dei procedimenti attestò una sostanziale parità circa la percentuale di condannati, ma va rilevato che nel contesto friulano solo poche donne rivestirono incarichi direttivi e operativi o ebbero ruoli decisivi nelle delazioni.

L’azione giudiziaria perseguì alcuni dei principali organizzatori del collaborazionismo friulano sul piano militare. Furono processati i colonnelli Zuliani e De Lorenzi, comandanti rispettivamente del Reggimento alpini Tagliamento e del 5° reggimento Milizia di difesa territoriale. Furono peseguiti gli esponenti delle principali bande che compirono violenze indiscriminate: le bande “Vetturini”, “Ruggiero”, “Leschiutta”, “Spollero”, il reparto caccia “K 9”, i reparti di Pozzi, Covre, Polverosi e Caroi che operarono più o meno autonomamente anche in veri e propri centri di repressione – il più noto fu a Palmanova – mentre altri nuclei agirono in contatto con la Sipo/Sd a Udine, Gemona, Tolmezzo, Pordenone e Cividale.

L’azione giudiziaria investì anche molti militari che avevano rivestito ruoli secondari e un numero considerevole di delatori e civili.

Non va poi dimenticata l’azione del Tribunale del popolo attivo a Udine dal primo al 5 maggio che, prima della Corte d’Assise Straordinaria, celebrò due processi; il primo contro Federico Valentinis, il direttore del quotidiano del partito fascista friulano “Il popolo del Friuli”, fu rinviato su pressione degli Alleati; il secondo, contro Odorico Borsatti, si concluse con la condanna a morte e la fucilazione dell’imputato, accusato, quale ufficiale italiano arruolato nelle Ss, di aver torturato e ucciso diversi partigiani (tra questi il noto “Montes” Silvio Marcuzzi). —




 

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