La Napoli immortalata da Dante Spinotti: «Tramonti straordinari e il fuoco del Vesuvio»
Il direttore della fotografia ospite del Visionario, a Udine. Presenterà la sua biografia e il documentario di Trudie Styler

UDINE. Il pluripremiato e candidato all’Oscar direttore della fotografia friulano Dante Spinotti sarà ospite del Visionario di Udine, mercoledì 20, alle 19, per un doppio appuntamento: la presentazione dell’autobiografia “Il sogno del cinema. La mia vita, un film alla volta”, firmato insieme a Nicola Lucchi e pubblicato da La Nave di Teseo, e la proiezione di “Posso entrare? An Ode to Naples”, documentario scritto e per la regia dall’amica Trudie Styler Sting per la quale ha diretto, con la maestria che gli è propria, la fotografia.
Due lavori diversi per linguaggio che uniti offrono un ritratto a tutto tondo del suo lavoro nel mondo del cinema.
Nella sua autobiografia infatti Spinotti ripercorre il lungo viaggio professionale e umano che dalla Carnia lo ha portato a Hollywood. Il volume di Dante Spinotti è fitto di documenti, ricordi inediti e approfondimenti su cosa è fare cinema ed è arricchito da fotografie scattate sui set di film cult, all’opera con registi e attori che hanno fatto la storia del cinema mondiale.
C’è un lungo e saldo rapporto professionale e di amicizia che lega Dante Spinotti e sua moglie Marcella a e al marito, il musicista e cantante di fama mondiale Sting. E’stato dunque naturale che l’attrice e produttrice britannica gli chiedesse di dirigere la fotografia di questo suo lungometraggio, presentato alla Festa del cinema di Roma lo scorso novembre.
Un documentario che racconta una Napoli di contrasti che la fotografia di Spinotti accompagna oltre le parole. Protagonisti sono la e accanto a personaggi scelti dalla regista per svelare l’anima della città nella quale il fuoco del Vesuvio arriva al mare del golfo, in un continuo baluginare di luci e ombre, speranze e sconfitte, eventi ora drammatici ora divertenti. In una danza di bellezza dell’arte e varietà di sapori, colori e atmosfere, che la rendono unica e affascinante.
«Un lavoro che racconta la ricchezza della storia ma anche le vite e le sfide dei suoi straordinari abitanti», ha riassunto la regista in un video che sarà proiettato per il pubblico udinese nel quale augura, oltre una buona visione, anche buone feste, vista l’impossibilità di essere presente a Udine perché impegnata al lavoro a Londra.
Un racconto intimo che si sviluppa non solo nei luoghi dove la bellezza si mostra, ma anche nei vicoli della quotidianità complessa di vite narrate dalle interviste a don Antonio Loffredo, parroco del quartiere Sanità, riferimento e guida per i tanti ragazzi con i quali ha trasformato la chiesa in un rifugio e uno spazio di creatività e attività sportive.
Ancora dalla testimonianza dell’attore Francesco Di Leva, fondatore del Teatro Nest centro di speranza e futuro, dai contributi dello scrittore e giornalista Roberto Saviano e del rapper Clementino che apre il film con una sua canzone composta ad hoc.
«Sono tornato a Napoli dopo avervi fatto il servizio militare e avervi girato il film “Così parlò Bellavista” del 1984 diretto da Luciano De Crescenzo – ricorda Dante Spinotti – Conosco e sono conosciuto nella città partenopea. Per questo lavoro di narrazione della realtà ho scelto una fotografia il più naturale possibile.
Ho anche sperimentato il poter cogliere l’immediatezza fugace di certi paesaggi, di straordinari tramonti arancio acceso sovrapposti a nubi incombenti e al profilo del Vesuvio, girando con la mia Laica. Scelte condivise con Trudie che, da grande professionista, punta alla qualità in ogni dettaglio».
Nel docufilm appare anche un cammeo di Sting interprete di un brano eseguito con una chitarra costruita dal legno dei barconi dei migranti approdati a Lampedusa; un progetto realizzato dai detenuti del carcere di Secondigliano.
Intenso è stato il rapporto durante la riprese, durate complessivamente un anno, fra Spinotti e don Antonio: «Nel suo modo di fare e nella sua energia nel dare ai ragazzi un’opportunità diversa dalla strada – ha spiegato il direttore della fotografia : mi ha ricordato l’amico don Pierluigi Di Piazza. E fra i collaboratori più stretti del sacerdote napoletano ho incontrato delle amicizie di don Pierluigi».
Il lavoro vuole essere un omaggio ai napoletani che hanno deciso di restare per difendere la loro città contro la violenza, contro la camorra.
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