La Grande Guerra vista dal cielo: ecco l’aero-museo di Fiume Veneto

Giovanni Follador ha allestito una mostra di velivoli d’epoca Sono quelli che furono usati dagli imperiali e dagli italiani

PORDENONE

La tuta di un pilota inglese, nove eliche di altrettanti velivoli da combattimento, compresa quella dello Spad di Francesco Baracca di cui è conservato anche il berretto; i serbatoi dei Caproni che stazionarono in Comina e munizionamento. Non solo: il primo paracadute del 1914 «utilizzato dai piloti di aerostati, ma non da quelli degli aerei»; cartoline, coperte della Regia Aeronautica che venivano distribuite tra le donne dei paesi che ne dovevano ricamare il logo e pertanto risultavano tutti diversi.

Sono alcuni dei cimeli custoditi nel Museo storico aeronautico di Fiume Veneto, di proprietà dell’imprenditore Giovanni Follador. Museo che proprio in questi giorni ha aperto una nuova sezione, dedicata alla conferenza di Yalta, e sarà a disposizione dei visitatori in occasione del centenario della fine della Grande Guerra.

L’ultimo ampliamento risale al 2016. Nel capannone di 1.300 metri quadrati allora aveva trovato posto la sezione delle armi leggere di interesse storico. L’operazione fu possibile grazie alla legge 388 del 2000 in materia di cessione a uso gratuito del materiale dismesso dalle Forze armate a musei pubblici o privati e comunque a scopo espositivo.

Nel museo si possono inoltre vedere le tedesche Henschez Hs 293, bombe telecomandate la cui parte tecnologica veniva realizzata al Silurificio di Fiume Veneto, comprate da Follador quarant’anni fa a 30 mila lire; il G-91 delle Frecce Tricolori biposto, la tuta in pelle del collaudatore del Concorde e del doppia medaglia d’argento Conte di Porcia, quella di Egidio Pellizzeri che comandava la regia aeronautica nel Nord Europa. Ancora, il drone italiano Meteor Mirach 26, il Macchi 308, il famoso Hunter 4068, funzionante e con motore originale, donato dalla Svizzera e costato un incidente diplomatico e un processo per contrabbando di armi con tanto di intervento dell’allora ministro degli Esteri Susanna Agnelli; e l’auto anfibia Volkswagen quattro cilindri esemplare funzionante, l’elicottero tascabile progettato e costruito dal perito aeronautico Bruno Cozzi.

Tornando alle eliche dei velivoli utilizzati nel primo conflitto, si ammirano quelle dell’Aviatic austroungarico, dell’Albatros autoabbattuto per mancato funzionamento del sincronismo, del tedesco Brandemburg, primo velivolo abbattuto dall’asso dell’aviazione italiana Francesco Baracca, e dello Spad, attribuita al volo su Vienna di Gabriele D’Annunzio. Ancora, un fucile Modello 91 recuperato sotto i ghiacciai negli anni Novanta.

«Tutto nasce dalla richiesta di un ufficiale americano. Quarant’anni fa, sapendo che ero tra i fondatori dell’Aeroclub della Comina – rievoca Giovanni Follador – mi chiese una stima su un’elica di un aereo del 1915-18 che una contessa intendeva vendere per acquistare un tecnigrafo da regalare al nipote che si laureava. Quell’elica rischiava di andare persa: non esitai e la acquistai subito». Da un reperto oggi siamo arrivati a duemila.

Giovanni Follador, classe 1933, ha investito per oltre quarant’anni soldi («rinuncio al guadagno per salvare la storia») e passione nella struttura «che non intendo far diventare pubblica perché sarebbe sicuramente bistrattata».

Ultima arrivata è la sala della conferenza di Yalta. Fu un vertice tenutosi dal 4 all’11 febbraio 1945 in Crimea, durante la seconda guerra mondiale, nel quale i capi politici dei tre principali paesi alleati – Franklin Delano Roosevelt, Winston Churchill e Iosif Stalin, capi rispettivamente dei governi degli Stati Uniti, del Regno Unito e dell’Unione Sovietica – presero alcune decisioni importanti sul proseguimento del conflitto, sull’assetto futuro della Polonia, e sull’istituzione dell’Onu.

In questa sezione vi si arriva transitando davanti alla “Sala della pace” dove un pilota italiano, tedesco e giapponese da una parte e uno americano, russo e inglese dall’altra (indossano tutti una tuta originale), al termine della guerra gettano le pistole sul tavolo e diventano amici.

Per visitare il museo telefonare ai numeri 0434-29369 oppure 0434-959522 oppure 338-9777871. —

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