“La costola perduta” e la rincorsa delle donne

Lo psicanalista pordenonese di scuola lacaniana affronta il tema dell’identità femminile

PORDENONE. «Parlare della donna significa spesso, oggi, soffermarsi sulle discriminazioni cui va incontro, sulla necessità di fare altri passi importanti nel campo dell’uguaglianza con l’uomo, sulla preoccupazione per l’escalation della violenza di genere. Molto cammino ci aspetta ancora, ma un aiuto prezioso può arrivarci da una strada finora poco percorsa, che supera gli stereotipi dei luoghi comuni e rovescia i termini della questione: non si tratta di promuovere la rincorsa della donna a essere “come l’uomo”, ma di evocare l’identità femminile come risorsa anche per l’uomo e per la società». Lo sostiene lo psicanalista lacaniano Francesco Stoppa, 62 anni, docente dell’istituto Icles e al lavoro nel Dipartimento di salute mentale di Pordenone, fresco autore di “La costola perduta, le risorse del femminile e la costruzione dell’umano”, saggio edito da Vita e Pensiero di Milano, (200 pagine, 16 euro).

Stoppa è autore di articoli sempre incisivi in riviste che fanno tendenza, da “aut aut” a “Nuovi Argomenti” da “Freudiana” a “L’Ippogrifo”; e ha pubblicato monografie come “L’offerta al dio oscuro. Il secolo dell’olocausto e la psicanalisi” che hanno sollevato ampie discussioni.

Partendo dalla teoria psicoanalistica della donna come portatrice di un’apertura che crea varchi nella realtà ordinata e regolata dallo sguardo maschile, Francesco Stoppa costruisce un’originale riflessione su come l’ “anomalia” femminile, con la sua capacità di accogliere l’inatteso, di tracciare solchi e aprire spazi di incontro, possa rappresentare un modello diverso di approccio alla vita e di costruzione dei legami.

Questa diversità della donna oppone, infatti, all’autoreferenzialità e alla semplificazione maschile l’esercizio di civiltà che consiste nel dare ospitalità a tutto ciò che non entra mai a regime, ma in cui riposano i tratti piú autentici dell’umano. È come il comune “gioco del quindici”, ci suggerisce sorridendo Stoppa, dove è la casella assente a far funzionare tutto, a permettere, per il fatto di essere vuota, il movimento delle altre. Ed è come la costola perduta di Adamo: una “rottura”, una perdita di equilibrio, capace di riportare all’uomo un surplus di vita.

«Questo è una donna per l’uomo: il precipitato, la forma, certo effimera, per i suoi effetti miracolosa, grazie a cui il richiamo della vita, il suo mistero, trovano di che incarnarsi. La vita – scrive Francesco Stoppa – di cui allora possiamo anche cessare di avere paura, che possiamo accogliere in noi fino a prendercene cura, fino a esserle grati di avere interrotto il nostro sonno senza sogni». (r.c.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto