Irene Cao: un romanzo emozionale ma ho dato l’addio all’erotismo

PORDENONE. «Sarà a maggio, forse verso la fine, al massimo i primissimi di giugno. Ma guardi che è tutto quello che le posso dire». L’avvertimento di Irene Cao, scrittrice di Caneva da oltre 500 mila copie, e prossima a uscire con un nuovo libro è perentorio.
Esordio letterario 2013 con la Rizzoli, con la popolarissima trilogia “Io ti guardo”, “Io ti sento”, “Io ti voglio” tradotta in 14 lingue, successo replicato con il dittico “Per tutto l’amore” e “Per tutti gli sbagli”, fenomeno letterario di quelli cha a una casa editrice capitano una volta nella vita, Irene Cao ha pure suscitato l’attenzione della Treccani che sintetizza: «La scrittura di Cao, agile e tesa, dà forma a un erotismo soft in cui prevale la componente emozionale e dove ai personaggi è restituito un forte spessore psicologico, che ne sostanzia scelte e comportamenti eludendo ogni rischio di morbosità».
«Sarà un libro totalmente diverso dai precedenti - precisa - so che non sarà facile, i lettori, le persone sono legate all’immaginario che mi ha preceduto, è inevitabile. E guardi che non lo rinnego, né ho intenzione di cancellare l’esperienza che ho fatto. Tutt’altro. Sono contentissima di quello che ho pubblicato, del successo, ma anche dell’immagine di donna che ho proposto al pubblico. Ma questa volta sarà diverso. L’erotismo non è piú al centro del romanzo».
Mi faccia tentare ancora un po’, ce l’aveva già in mente questa virata di genere quando ha iniziato a scrivere la trilogia?
Assolutamente no! L’idea mi è venuta in una notte di gennaio dell’anno scorso. Ed è un’idea che non ha niente a che fare con quello che avevo scritto. Un’idea venuta proprio dal nulla, stavo seguendo un ragazzo che fa un determinato tipo di lavoro e cosí, dal nulla, ho pensato che quell’immagine poteva diventare un romanzo. Certo, l’idea è l’inizio, poi va costruita, alimentata, seguita.
Oltre all’argomento, cambia anche il modo di scrivere?
No, no. La lingua rimane sempre quella che mi ha contraddistinto, ho cercato di seguire una scrittura leggera e scorrevole. Il romanzo è lungo e impegnativo. Un libro che ne vale tre, che ha avuto bisogno di un lungo studio. Parlo di mondi che non conosco fino in fondo, e quindi sono andata in luoghi che non conoscevo, ma è anche un romanzo leggero, allegro, divertente.
Quindi sarà un’opera corposa?
Un libro lungo, sí, con molte pagine, tanti capitoli, affronto diversi temi, tante cose, diversi personaggi, tanti quadri, ma il mio punto di vista è sempre spostato verso la protagonista che anche in questo caso è ancora una donna. D’altra parte è il mondo che sento piú vicino, quello che posso interpretare meglio.
I protagonisti, ci dica qualcosa, sono anche in questo caso bellissimi, perfetti, invidiabili come quelli delle sue opere precedenti?
No, no. In questo romanzo al centro di tutto c’è un luogo, piuttosto. Un luogo legato ad alcuni stereotipi che io spero di sfatare. È un posto che ho cercato di capire per quello che è, ci sono andata, ho voluto vederlo e viverlo. Racconterò di questo.
Tutto qui? Anche sui social lei da tempo non dice niente. I suoi fan cosa penseranno?
A ottobre, quando mi sono immersa nell’operazione di scrittura mi sono allontanata dai social perché avevo bisogno di staccarmi. Ho chiesto a tutti con un post di avere un po’ di pazienza e di capire che avevo bisogno di spazio, e sono certa che i miei lettori, chi mi segue sui social, comprende benissimo quello di cui ho avuto bisogno. Ho
scelto la metafora del viaggio, ogni tanto posto qualche foto, ma vede, questo nuovo libro mi costa tantissimo. Sul piano sia fisico sia psicologico. È un libro che sento tantissimo. Sto completando gli ultimi capitoli e sto soffrendo, ma sono contenta perché mentre scrivo sento emozioni profonde, sudo, sto male, non dormo, mi vengono i mal di pancia. Non che prima non provassi emozioni nello scrivere, ma con la trilogia e con il dittico, scrivevo di un filone che in quel momento stava andando bene, molto spesso ho interpretato il gusto corrente. In questo caso no, è un romanzo che è nato dalla mia pancia, è un bel percorso. Per me la scrittura è cosí: un viaggio magico, non sai cosa ti trovi dopo la prima curva.
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