In viaggio con Rumiz da Sarajevo al fronte orientale

“Maledetti Balcani” e “Oltre i Carpazi” in proiezione stasera a Gemona. Sono i capitoli iniziali di un progetto di dieci

GEMONA. In prossimità della ricorrenza del 28 giugno, il giorno in cui cent’anni fa, con l'assassinio a Sarajevo dell'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono dell'impero austro-ungarico, si accese la scintilla che avrebbe innescato la prima guerra mondiale, la Cineteca del Friuli, in collaborazione con l'Ana di Gemona, propone al Cinema Sociale, stasera alle 21, i primi due capitoli di Paolo Rumiz racconta la Grande Guerra: Maledetti Balcani (I) e Oltre i Carpazi (II). Al documentario, firmato dal giornalista e scrittore triestino con il regista Alessandro Scillitani, prodotto da Artemide e in uscita in queste settimane, in dieci dvd, con Repubblica, ha contribuito anche la Cineteca del Friuli fornendo materiali dal proprio fondo sulla Grande Guerra.

Il viaggio di Rumiz sui luoghi del conflitto – che diventa inevitabilmente un viaggio fra l'Europa di ieri e quella di oggi, nella convinzione che «capire l’Europa del ’14 è indispensabile per intendere quella del 2014» – non può che partire dai Balcani, dove tutto cominciò, ma anche dove la sanguinosa guerra di vent'anni fa ci ha ricordato che le ferite dei confini e dei nazionalismi sono ancora aperte. Si ripercorre il tragitto compiuto dal feretro, da Sarajevo a Trieste e poi a Vienna, mentre le voci di storici, studiosi, attori e appassionati ricostruiscono il mondo di ieri, la Belle Époque, e i motivi che hanno portato a quello che molti definiscono il suicidio dell'Europa.

Nella seconda parte, Rumiz visita Leopoli e i resti delle fortezze, nel momento in cui in Ucraina ci sono i segnali di una nuova rivolta; e poi le fortezze di Przemysl, in Polonia, testimoni di aspre battaglie. Sono i luoghi del fronte orientale, dove gli italiani d’Austria, ovvero trentini e triestini, combatterono contro i russi: una guerra dimenticata per molti anni anche nel nostro paese, dove si è preferito cancellare il ricordo di coloro che andarono a combattere con la divisa “sbagliata”. Attraverso i racconti di figli di reduci e letture di lettere si riportano alla luce grandi e piccole storie e si rievoca quella che per molti è stata la battaglia in cui si decise già il destino della guerra: oltre un milione di morti nel primo mese di conflitto.

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