«In realtà la “Marconi” era una panetteria»

Quando debuttarono, nel 1970, in pochi avrebbero scommesso sulla loro longevità. Era il periodo delle band o complessi, come venivano definiti in Italia. Molti duravano una stagione o poco più, spesso cavalcando un tormentone estivo; altri invece venivano dilaniati al loro interno da lotte intestine, spesso per la proprietà del nome, del marchio industriale, e il conseguente diritto di poterlo utilizzare con altri musicisti. È una storia che ben conoscono i New Trolls e le Orme, per esempio.
Ma nel caso della Pfm tutto questo non è successo: è vero, prima di tutto vanno annotate le defezioni, ma è normale in tutti questi decenni. Il primo a lasciare il gruppo fu Giorgio “fico” Piazza - il bassista - che fece spazio a Patrick Djivas (ex Area); poi se ne andò Mauro Pagani - flautista e violinista - che dimostrò di saper brillare di luce propria; quindi toccò a Flavio Premoli - il tastierista - ad andarsene quasi alla chetichella. Ultimo a dire addio allo storico marchio è stato il chitarrista “Francone” Mussida.
Della Pfm incuriosì prima di tutto il nome: Premiata Forneria Marconi (del quale poi si mantenne l’acronimo). Racconta Franz Di Cioccio, leader della formazione: «Era il ’70 e il genere musicale che volevamo seguire era quello che era definito progressive. Si doveva solamente trovare un nome alla band. Furono scartati subito animali e pronomi. La scelta si restrinse a due scelte, che suonavano più come un marchio di fabbrica che come gruppo musicale: Isotta-Fraschini - famosa marca di automobili d’epoca - e Forneria Marconi. Il secondo ci sembrava più affascinante perché era inedito e non si riferiva a nessuna realtà conosciuta. Era stato proposto da Mauro Pagani perché così si chiamava un gruppo in cui lui aveva suonato anni prima, ma in realtà era il negozio di un fornaio di Chiari, in provincia di Brescia. Tuttavia mancava ancora qualcosa. Colombini, il nostro direttore artistico, suggerì l’idea di anteporre Premiata, che con il suo tocco old fashion sottolineava la qualità artigianale della nostra musica. Qualcuno della nostra casa discografica - la Numero Uno - obiettò che Premiata Forneria Marconi era un nome troppo lungo, ma la nostra filosofia era ben precisa: più il nome era difficile da ricordare e più sarebbe stato difficile da dimenticare». Profezia pienamente avverata.
Stasera alla Beach Arena di Lignano Sabbiadoro (alle 21.30, ingresso libero) Di Cioccio, Djivas e compagni promettono un concerto memorabile: «Il repertorio si rinnova continuamente - parola di Franz - perché la musica che facciamo è composta da grandi momenti espressivi. Ci sono i brani della prima ora, che la gente conosce bene, c’è una finestra dedicata a Fabrizio De Andrè, c’è la parte inglese e americana. Insomma, c’è tutto quello che ci rappresenta ed è una specie di viaggio intorno a tutte le musiche che abbiamo toccato.»
«Poi c'è quella che chiamiamo la parte nobile - gli fa eco Patrick - che ci fa divertire tantissimo: improvvisare. Il risultato dipende dalla reazione del pubblico. Ci inventiamo delle cose al momento e così il concerto non è uguale a nessun altro, perché l'interazione con la gente cambia di volta in volta».
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