Il teatro friulano punta sui giovani e vuole coinvolgere le scuole

A Capriva sottolineata anche l’esigenza di collaborazione tra tutte le componenti. L’incontro nell’ambito della Fieste de Patrie che oggi vedrà la sua celebrazione

«Il bilancio è ottimo, a partire dalla qualità degli interventi dei relatori che hanno portato la loro esperienza, passata e presente e, partendo proprio da lì, numerosi spunti di riflessione.

È emerso un grande desiderio, condiviso, di mettere insieme le forze per riprendere un percorso che, in passato, aveva già avuto momenti simili a questo.

Quella che è cominciata in questa occasione è una nuova occasione che il Teatri stabil furlan ha intenzione di cogliere e condividere, con tutti gli intervenuti, ma non solo, per un rinnovato passo avanti a favore della cultura del teatro friulano».

È questo il bilancio tracciato, a caldo, da Massimo Somaglino, direttore del Teatri stabil furlan, a margine del convegno sugli stati generali del teatro friulano, “Teatri furlan: il stât da l’art”, che si è svolto a Capriva nell’ambito della 46ª edizione della Fieste de Patrie dal Friûl, le cui celebrazioni sono il programma oggi sempre nel comune del Friuli Orientale dalle 9.30.

Anna Pia Bernardis, presidente dell’Associazione teatrale friulana; Gianluca Franco, autore e delegato della Filologica friulana; Anna Gubiani, co-fondatrice del laboratorio di scritture “Mateârium” e drammaturga in Germania; Claudio Moretti, attore, autore e regista, fondatore del Teatro Incerto; Giovanni Nistri, presidente della Fondazione teatro Nuovo Giovanni da Udine; Rita Maffei, presidente Css; Paolo Patui, drammaturgo e storico del teatro; Massimo Somaglino, attore, regista e direttore artistico Teatri stabil Furlan - moderati da Alessio Screm - hanno portato le loro esperienze e le loro testimonianze a partire dalle quali progettare un futuro comune, per il teatro in lingua friulana, sia amatoriale che professionale.

È innanzitutto è emerso con forza il bisogno di uno scambio continuo e costante fra tutte le componenti del teatro, ma anche la necessità di creare reti interne alle organizzazioni, rompendo le regole note, e andando oltre le gerarchie.

Una prassi già consolidata in Germania, come testimoniato da Gubiani che ha ricordato come «la tematica dello “scambio” risulta centrale come prospettiva di sopravvivenza». Esattamente, dunque, la direzione intrapresa con il convegno dal quale si è alzata una voce comune rispetto all’esigenza di coinvolgere sempre più le giovani generazioni, anche attraverso le scuole del territorio.

A più riprese gli intervenuti hanno anche espresso la volontà di portare il teatro in lingua friulana oltre i confini regionali, come ricordato da Nistri: «Con l’istituzione del Tsf abbiamo voluto coltivare l’ambizione di portare la nostra cultura oltre i confini regionali. Fondamentale credo sia anche coinvolgere in questo progetto tutti coloro che si occupano di teatro in friulano, senza esclusioni».

Ma sono state evidenziate pure le criticità che limitano questa corsa, generalmente insite nelle produzioni stesse che, per uscire dal Friuli, «devono avere caratteristiche tali per cui il pubblico possa accettare l’idea di vedere uno spettacolo che parli una lingua diversa dall’italiano» e magari sovratitolato, ha ricordato Maffei.

«La lingua deve diventare dunque un elemento necessario alla drammaturgia», ha rimarcato la presidente di Css.

Accanto a ciò si è voluto ricordare con forza che il teatro friulano non deve far ridere a tutti i costi: «Ciò ha molto a che vedere con l'immaginario friulano tout court, sempre macchiettistico e vernacolare.

Credo che questo alla lunga sia un vero e proprio impedimento allo svilupparsi di una vera arte teatrale in lingua friulana», ha sottolineato Somaglino, trovando sponda anche negli altri relatori, compresa Bernardis la quale ha descritto, quello del teatro amatoriale, come un settore in buona salute che non vive alcun tipo di competizione con quello dei professionisti con cui, anzi, ama collaborare.

Franco, ha portato un’interessante analisi sul rapporto (storico e attuale) tra narrativa e teatro, un percorso fatto di dare e avere, di scambi, suggestioni e ispirazioni reciproche. Mentre Moretti, ricordando l’importanza di mettere al centro l’attore e i territori, ha voluto precisare che la lingua non è un ostacolo, bensì un’opportunità.

In chiusura è stato ricordato quanto sia importante ragionare in termini di obiettivi, partendo da un’analisi che consenta di comprendere a chi interessa davvero che il Teatro friulano e in Friulano esista, sia vivo, produttivo e propositivo.

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