Il sanvitese Sea John a Sanremo giovani: «Con la musica rivelo me stesso»

Giovanni Maresca, in arte Sea John, è tra i 24 artisti in gara a Sanremo Giovani 2025
Giovanni Lunardelli

Il 25enne sanvitese Giovanni Maresca, in arte Sea John, è tra i 24 artisti in gara a Sanremo Giovani 2025. Sea John, dopo aver passato il primo turno che ha visto la selezione di 46 artisti su 529 solisti e 35 gruppi, ha partecipato alle audizioni dal vivo a Roma, venendo poi selezionato insieme ad altri 23 concorrenti dalla Commissione musicale presieduta dal Direttore artistico Carlo Conti.

Questi giovani artisti si esibiranno a partire dal 12 novembre (in seconda serata su Rai2, RaiRadio2 e RaiPlay) in una serie di 5 appuntamenti condotti da Alessandro Cattelan che si concluderanno con la finale il 18 dicembre (in prima serata su Rai 1) e con l’accesso, per i 4 vincitori, al Festival di Sanremo 2025, nella categoria “Nuove proposte”.

Abbiamo avuto l’occasione di dialogare con Sea John, il quale ci ha parlato di sé e dell’esperienza che sta vivendo per Sanremo.

Cosa significa il nome Sea John?

«Sea John è praticamente la versione inglese del mio nome anagrafico; John sta per Giovanni e Sea per l’abbreviazione del mio cognome, Maresca, ossia mare. Sea John, però, non è solo il mio nome d’arte, ma è il mio personaggio artistico, che spesso è in conflitto con Giovanni.»

Che genere musicale fa?

«Direi che faccio alternative rock, con influenze metal e anche in parte pop. Mi sono appassionato alla musica ascoltando i Nirvana, a cui mi sono ispirato molto.»

Com’è iniziato il suo percorso artistico?

«Ho iniziato a fare musica a 16 anni con una band, gli Sparkle Haze. A quell’età ero molto insicuro. Non sapevo chi ero e sentivo l’esigenza di definirmi, di trovare una mia identità. L’invenzione di Sea John mi ha permesso di acquisirne subito una. I primi anni mi sono fatto completamente assorbire dal personaggio; pur di mantenere la sicurezza che quella veste mi dava, non uscivo letteralmente mai dai suoi panni.»

Cos’è per lei la musica?

«Per me la musica non è solamente un mezzo di espressione, ma è un modo per analizzarmi, per conoscere delle parti di me a cui altrimenti non avrei accesso. Il mio processo creativo è sempre mosso da questo bisogno. Con la musica non esprimo semplicemente dei lati di me, ma li rivelo a me stesso. Crescendo, Sea John è diventato il simbolo di questa mia esigenza, la stessa che negli anni adolescenziali ho vissuto con meno consapevolezza e che ha finito per assorbirmi. La mia laurea in filosofia a Padova ha contribuito alla mia maturazione, sia personale che artistica.»

Com’è iniziata e come sta vivendo l’esperienza per Sanremo Giovani?

«L’esperienza è iniziata con la candidatura e l’invio di alcuni brani. Non avevo aspettative, quindi ho affrontato tutto con molta spontaneità e serenità. Sono molto felice di essere tra i 24 selezionati, questa è una grande opportunità per me. Per anni ho continuato a fare musica ma mi sembrava che non arrivasse mai la giusta occasione.»

Può presentarci il brano che porta a Sanremo?

«Con il brano “Se fossi felice” provo a pensare ad una versione alternativa di me. Negli anni Sea John è finito per impersonare il mio lato più sofferente e oscuro. Nel brano provo a pensare ad uno scenario alternativo: posso essere altro rispetto a questo?»

C’è qualcuno che desidera ringraziare?

«Voglio ringraziare la mia famiglia, che mi è sempre stata vicino e ha sempre supportato il mio progetto artistico. Più di tutti, però, voglio ringraziare il me adolescente, quel Giovanni 16enne che ha avuto il coraggio di fare i conti con la propria fragilità e insicurezza».

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto