«Il piú grande tra i veri capitani» Il Partito sardo d’azione sua idea

UDINE . Emilio Lussu (1890-1975), sardo, laureato in Giurisprudenza, partecipò alla Grande Guerra come ufficiale di fanteria nella Brigata Sassari, dapprima sulla linea del Carso e poi, fra il giugno del 1916 e il luglio del 1917, sull’Altipiano di Asiago. Interventista democratico, non nazionalista, immerso nell’orrore bellico fece il suo dovere; maturò, tuttavia, un senso di rivolta morale.
Fondatore del Partito Sardo d’Azione (1919) e deputato nel 1921 e nel 1924, partecipò alla secessione aventiniana. Perseguitato come antifascista, stese i suoi ricordi tra il 1936 e il 1937 in Svizzera, mentre si curava da una malattia contratta in carcere, da cui non era riuscito a guarire al confino di Lipari. Fuggito in Francia nel 1929, contribuì a dar vita al movimento politico Giustizia e Libertà, di cui fu a capo dopo l’omicidio dei fratelli Rosselli. Partecipò alla guerra di Spagna con le Brigate internazionali e alla Resistenza.
Rientrato in Italia, partecipò a Firenze alla prima riunione nazionale del Partito d’Azione (settembre 1943) e fu tra i protagonisti della Resistenza romana. Entrò nel governo Parri e nel primo governo De Gasperi. Deputato alla Costituente, aderì nel 1947 al Psi. Nel 1964 fu tra i fondatori del Psiup. Fu deputato, senatore, dirigente nazionale Anpi.
“Un anno sull’Altipiano” uscì per la prima volta a Parigi (Edizioni Italiane di Coltura) nel 1938; poi nel 1945 in Italia (Einaudi), con molte ristampe nei decenni seguenti. Fra i suoi lavori, ricordiamone altri tre editi per la prima volta in Francia: “La catena” (1929), “Marcia su Roma e dintorni” (1933), “Teoria dell’insurrezione” (1936).
Questa la lirica tratta da “Quell’anno sull’Altipiano. Trenta liriche in omaggio a Emilio Lussu”, di Valerio Marchi (Kappa Vu, 2015). «Partecipammo a quella strage inutile / cercando di capire, / giorno per giorno in bilico / fra l’eroismo e l’ammutinamento, /fuggendo o guerreggiando / con suole di cartone, / fra comandanti stolti / e turpi sfruttatori. / Uomini contro fra di noi, fratelli / di patrie senza cuore, / per sempre intrappolati / fra l’obbedienza e la ribellione, / per compiere il dovere / anche dicendo un no, / per farci rispettare / sentendoci persone. / Costretti al giuramento, / ma uomini d’onore.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto