Il giornalista Paolo Berizzi: «Il coronavirus ha ringalluzzito i sovranisti, difendiamo la Repubblica dalle derive»

Il “Festival Costituzione” di San Daniele celebra quest’anno la festa della Repubblica con un focus su uno dei pilastri del nostro vivere quotidiano: la libertà di manifestazione del pensiero. E cioè quel principio che, all’articolo 21, ispira le regole della stampa e che molti, in ogni tempo e luogo, non hanno esitato a imbavagliare, calpestare, cancellare.
Lo sa bene il giornalista Paolo Berizzi, firma di punta di “Repubblica” e autore, tra gli altri, dei libri “Nazitalia” e “L’educazione di un fascista”: dal febbraio 2019 vive sotto scorta per le minacce ricevute dai gruppi dell’ultradestra che il suo lavoro d’inchiesta ha contribuito a far conoscere all’opinione pubblica. Sarà lui l’ospite della videoconferenza che, martedì 2 giugno, a partire dalle 11, il presidente dell’associazione per la Costituzione, Paolo Mocchi, condurrà sui canali You tube e Facebook.
E visto che quella del 2 giugno rischia di essere una giornata dominata dalle manifestazioni di piazza del cosiddetto “nuovo blocco nazionale”, la nostra chiacchierata non può che partire da qui.
Ci mancavano i negazionisti del coronavirus. Secondo lei il nostro è un Paese alla deriva, oppure è un problema di derive che dobbiamo imparare a governare?
«Provo sempre a impormi l’obbligo dell’ottimismo, anche se nella stagione che stiamo vivendo non è facile. Se si parla di derive è perché delle cose sono già accadute, altre stanno accadendo e altre ancora potrebbero accadere. Il coronavirus ha ringalluzzito l’estrema destra e chiunque punti a soffiare sulle tensioni sociali per trasformare la paura in rabbia. In questa cornice si inseriscono i negazionisti: adesso negano, nella loro follia, l’esistenza di Covid 19, e quindi medicina, scienza, croci. Magari fino a tre mesi fa negavano anche quel che ha scritto la storia, le atrocità, l’olocausto, o dicevano che razzismo e discriminazioni non esistono. Queste derive sono contagiose e vanno governate. Compito che compete alle istituzioni democratiche ma anche a ognuno di noi. Con le nostre scelte e i comportamenti determiniamo ciò che vogliamo e che è etico e rispettoso delle leggi e della Costituzione, e cosa invece non lo è. La destra all’assalto del 2 giugno è la nuova sfida degli untori della democrazia. Non può passare il messaggio che la festa della Repubblica, a cui la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo ha spianato la strada, sia appaltata da una parte politica che abbraccia anche nostalgici del fascismo e del nazismo».
Lei è l’esempio di quanto difficile sia fare il giornalista con la schiena dritta. Cosa limita la libertà di stampa in Italia?
«Innanzitutto i poteri criminali, politici, economici e i condizionamenti che tentano di imporre ai giornalisti. Il bavaglio alla stampa è una delle piaghe peggiori degli Stati dove la democrazia lascia il passo a derive autoritarie: le cosiddette democrature. In Italia, rispetto ad altri Paesi, siamo privilegiati. La libertà di stampa e di espressione è sancita dalla costituzione: ma troppi se ne dimenticano. Sono uno dei 23 giornalisti che vivono sotto scorta e l’unico, in Europa, che non lo è per mafia, ma per minacce da parte di gruppi nazifascisti. Prima c’era solo la mafia, ora ci sono anche i gruppi fascisti. Che alcuni politici hanno sdoganato, facendoli sentire legittimati e protetti. Il nostro è un mestiere artigianale e farlo con la schiena dritta, senza fermarmi e senza farmi intimidire da nessuno, è l’unico modo che conosco».
L’emergenza sanitaria ha confermato l’importanza di una corretta informazione. Eppure, la fabbrica delle fake news continua a disorientare l’opinione pubblica e la gente ad attingere a fonti inattendibili, spesso pescando nel mare magnum del web. Quale bussola suggerisce per uscire dalla giungla della disinformazione?
«Solo investendo nell’informazione seria e rigorosa, che però ha costi sempre meno sostenibili, riesci a frenare l’emorragia di lettori e a convincere la gente che la buona informazione non sono i social network. Su Covid sono girate tante fake, alcune propalate ad arte, altre instillate in modo strumentale e irresponsabile da qualche politico. Ma in tre mesi è stato anche fatto un lavoro sul campo eccellente da molti ottimi colleghi. Anche giovani, freelance e con mezzi propri. Questa è l’informazione in cui bisogna credere».
“L’educazione di un fascista” (Feltrinelli) chiude il cerchio su 20 anni di inchieste. Andrebbe fatto adottare nelle scuole...
«Nel libro racconto come rinasce un fascista, 3.0. Le regole di ingaggio, le modalità di reclutamento, la formazione. Ci sono ambienti insospettabili dove i gruppi neofascisti sono al lavoro per formare una nuova generazione di giovani. Il tutto al servizio di una politica che fa della paura, dell’odio, della chiusura il proprio strumento di lotta. Ciò che sta accadendo in questi giorni ci dice che il rischio di spinte autoritarie è concreto. Pensavamo che il coronavirus avesse stoppato i sovranisti e invece li ha rivitalizzati. Sconfitto Covid, ci accorgeremo che il virus dell’odio è ancora tra noi continua a contagiare». —
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