Il Friuli ha perso Aldo Colò fu tra i maestri dell’astratto

L’artista si è spento a 87 anni a Cividale. Esordí con Ciussi nel ’57 a Udine Grande amico di Maniacco, scrisse “Fragmenta” sulla sua pittura di ricerca
Di Isabella Reale

ISABELLA REALE. Lunga e operosa è stata l’attività pittorica di Aldo Colò, e come poche coerente a una precisa ricerca di stile, un petit maître della linea analitica dell’arte italiana, nel senso di un artista che bene ha espresso, nello scenario friulano degli anni Sessanta, le istanze di una vocazione astratta dettata da un ordine geometrico e spaziale che si richiama alla lezione dell’avanguardia storica, nella convinzione che «un piano colorato è una forma vivente reale», secondo l’insegnamento di Malevich: e la sua stessa personalità, riservata e misurata secondo i dettami di un’eleganza d’altri tempi, risponde all’affermazione dell’essere, e non certo dell’apparire. Persona colta, squisita, molto legata alla sua terra, sapiente distillatore di tonalità basse, a luce radente, di ricercati equilibri formali, cosí lo ricorda chi con lui ha avuto piú occasioni di collaborazione, come Valentino Turchetto, il gallerista che ne ha seguito da vicino l’opera, riandando ai tanti incontri alla Plurima di Udine e alle lunghe discussioni con Tito Maniacco, i cui scritti hanno commentato molte mostre di Colò. In tempi piú recenti, visto l'interesse dell’artista per l’incisione, è stata la stamperia di Corrado Albicocco a Udine a curare le sue acquetinte, esprimendo attraverso le attente granulazioni della lastra la ricerca di una particolare intensità e vibrazione nelle campiture di ocra, di grigio, blu, come ben esemplificato nelle dieci grandi lastre elaborate nel 2009.

Nato nel 1928 a Modena, ma vissuto sempre a Cividale, Colò ha abbandonato presto gli studi di medicina, professione paterna, per l’Accademia di Belle Arti di Venezia, esordendo nell’ottobre del 1957 a Udine, alla Mostra d’arte friulana contemporanea, tra le file della nuova generazione, quella di Carlo Ciussi per intenderci, mettendo a punto la sua caratteristica tavolozza, dai toni meditativi, bassi, in una serie di paesaggi ispirati dai suoi viaggi in Normandia. Successivamente, sostenuto da galleristi come Enrico De Cillia al Girasole di Udine, o dalla galleria Stendhal di Milano, la sua particolare meditazione sul cubismo sintetico, alla Braque per intenderci, lo spinge a comporre per superfici geometriche articolate in campiture cromatiche essenziali, differenziate in una sottile articolazione della materia dalla variante della pennellata. Significativi i suoi ovali, dove la tela, liberata dalla costrizione degli angoli, aggiunge significato ai misteriosi equilibri di forme che appaiono all'interno di questa sorta di cassa armonica, apparizioni di una immaginazione che tende a espandersi oltre i limiti, assumendo, nell’ultimo periodo, frammentazioni dinamiche e pulsanti. Del resto consapevolmente Colò in un suo scritto dal titolo “Fragmenta”, edito da Campanotto a cura di Federico Santini, ha affermato la necessità di una pittura di ricerca, carica di slanci e vitale «che non si lascia racchiudere in formule e in stili e rimane sempre fluida ed enigmatica». La sua vita d'artista è stata seguita da una critica attenta, a partire dal concittadino Mutinelli, ad Arturo Manzano, a Licio Damiani, e si è accompagnata spesso, in amichevoli dialoghi, con la scultura di Luciano Ceschia. Le sue opere affidate nelle sicure mani di un colto collezionismo, sono state acquisite da importanti raccolte pubbliche, dai Musei di Udine, Pordenone, alla Galleria Regionale d’Arte Contemporanea Luigi Spazzapan di Gradisca d'Isonzo (Gorizia) e tra le principali antologiche nel 2009 ricordiamo quella allestita dalla Galleria Comunale Ai Molini di Portogruaro, a Udine presso la Stamperia d'arte Albicocco, e più recentemente a Cervignano e nella sua amata Cividale del Friuli, dove la sua pittura non ha mai interrotto il dialogo con i suoi concittadini, che lo hanno affettuosamente insignito nel 2010 del premio “Amore per Cividale”.

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