Il folk carnico dei Pakai, il trio che si è fatto in quattro

Un volume ricostruisce la storia del gruppo friulano. La presentazione domenica prossima a Paluzza

È il libro dedicato alla mitica formazione musicale carnica che ha fatto ballare e sognare centinaia, migliaia di friulani in Friuli e nel mondo.

E chi se non il “Trio Pakai”, il gruppo folk di un nuovo revival che dagli anni Settanta ai Novanta è stato leader nelle sagre, nelle feste, nei festival e nei raduni dei fogolârs d’Italia e del mondo.

Hanno stregato tutti con la loro musica, le loro gag, la simpatia, i concerti e le apparizioni in tutta la regione, in diverse parti d’Italia e in città d’Europa, Canada, Stati Uniti, Sudafrica.

Sono loro: Amato Matiz “Pakai” alla fisarmonica, Genesio Puntel al contrabbasso, Paolo Morocutti alla chitarra e Stefano Paletti alla voce, il quarto dei tre moschettieri entrato nel gruppo nel 1976.

Il libro verrà presentato domenica 19 alle 16.30 nella Sala San Giacomo a Paluzza, dove non mancherà certamente la musica e quel bonario, contagioso spirito d’allegria che ha caratterizzato il loro estro umano ed artistico.

Il volume, promosso dall’Associazione Giovins Cjanterins di Cleulas, s’intitola “Pakai. Il trio che si è fatto in quattro. Storia e aneddoti del mito musicale carnico”, edito da Nota di Valter Colle e scritto dal musicologo e ricercatore, carnico doc, Alessio Screm.

«Mi sono divertito un mondo a scriverlo. Esula dagli studi della musica colta ma appartiene ad un ambito altrettanto fondamentale, quello dell’etnomusicologia e della musica popolare.

Appartengo credo a quell’ultima generazione di carnici cresciuti a pane, acqua, vino e Pakai, e se anche io mi diletto alla fisarmonica è perché l’ho imparata suonando da ragazzino le loro musiche: “Valzer popolare”, “Fieste”, “Cence pinsîrs”, “Valzer di Pakai”, “Fantastico Gaithal”…potrei andare avanti a lungo perché la loro produzione conta 45 pezzi che sono intramontabili», ci racconta l’autore.

Per scriverlo Screm ha raccolto testimonianze dirette ed indirette a mezzo di interviste e corrispondenze, fotografie, lettere, memorie, diplomi, riconoscimenti, attestati, pubblicazioni, tra cui il libretto di Celestino Vezzi dal titolo “Amato Matiz Pakai. Un om e la sô armoniche”.

Inoltre ha passato in rassegna tutta la loro produzione discografica in vinili da 45 e 33 giri, audiocassette e cd.

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