Il delitto di Winckelmann diventa un film

Il 1 giugno 1868 l’assassinio a Trieste del fondatore della storia dell’arte. Domattina su Rai Regione
Il 1 giugno 1868, nella Locanda grande di Trieste, è accoltellato a morte Johann Joachim Winckelmann, Praefectus antiquitatum dei beni vaticani, teoreta del neoclassicismo e fondatore della moderna storia dell’arte. L’assassino, il pistoiese Francesco Arcangeli. L’uccisione di questa figura di fama internazionale, fu, come scrisse Silvio Benco «il primo avvenimento che facesse risuonare il nome di Trieste in tutta l’Europa». Tappa di passaggio per lo studioso, che stava rientrando a Roma, la città viveva allora un grande fervore di attività, privo però di milieu culturale (tanto che, disperse le spoglie della vittima, solo nell’800 gli verrà eretto un cenotafio monumentale). Dal delitto e dall’atto di espiazione voluto da Domenico Rossetti, muove
In morte di un archeologo – Trieste e il riscatto di una città
, del regista Piero Pieri e della storica dell’arte Paola Bonifacio, che la Rai regionale manderà in onda domani, alle 10, e in replica, mercoledì 14 alle 21.20 (Rai 3 bis).


L’idea centrale è che da questo sanguinoso evento si avvii un tentativo di costruzione identitaria: nella fisionomia della città (che nel neoclassico avrà il suo tratto architettonico più importante), ma anche nell’ homo novus , frutto di un aggrovigliarsi di genti venute nel Porto Franco. Il caso in sé, però, come racconta il film, presenta dei lati oscuri.


Il primo è legato all’omosessualità di Winckelmann, neppure sfiorata nel processo. Questa potrebbe spiegare l’intensa frequentazione con l’Arcangeli (i due passavano le giornate assieme e consumavano i pasti nella camera dello studioso), e il trattenersi a Trieste per più giorni, pur nella fretta di tornare a Roma.


L’assassino confessa di aver voluto rubare delle medaglie donate a Winckelmann da Maria Teresa e dal suo braccio destro Kaunitz. Però gli sarebbe stato facile appropriarsene nei giorni precedenti, senza efferatezze. Aggiunge che l’amico gli avrebbe rivelato un colloquio segreto con Maria Teresa, avendo “scoperto a Sua Maestà un raggiro di cui molto poteva prevalersene”, senza aggiungere altro. Sicché dietro il delitto potrebbe esserci altro, stante l’oscura presenza, nella vicenda, di padre Antonio Busizio, rettore dei gesuiti triestini (“protettore” di Arcangeli anche a Vienna dove questi era stato precedentemente imprigionato). E anche la richiesta di Kaunitz di avere immediatamente tutti gli effetti della vittima (tra cui plichi sigillati di contenuto ignoto).


Difficile però andare oltre le incongruenze della ricostruzione ufficiale e le ipotesi suggestive che ne discendono: l’assassinio di Johann Joachim Winckelmann è un cold case destinato a rimanere tale per sempre.


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