Il 26 maggio 1924 nasceva “mister tv” Mike Bongiorno

E’ stato uno dei protagonisti indiscussi del piccolo schermo. Ebbe una vita movimentata tra Gestapo, lager, carcere prima dell’approdo in tv

Gian Paolo Polesini
Mike Bongiorno è stato tra i protagonisti di programmi che hanno fatto la storia della televisione
Mike Bongiorno è stato tra i protagonisti di programmi che hanno fatto la storia della televisione

Mike, l’uomo che visse due volte. Trent’anni di esistenza avventurosa fra New York, dove nasce il 26 maggio 1924, e brandelli di mondo, quindi ne seguiranno cinquantacinque da Mister Tv fino alla cacciata da Mediaset senza nemmeno un cenno di saluto da parte di Silvio, proprio lui che l’aveva fatto traslocare dalla Rai per rinforzare, nel 1977, la sua Fininvest con l’esperienza di un numero uno.

Michael Nicholas Salvatore Bongiorno se ne va l’8 settembre 2009, nella suite di un albergo a Montecarlo, fra le braccia della sua Daniela Zuccoli, sposata in terze nozze nel 1972.
Sono cent’anni dall’arrivo sulla Terra del figlio di Philip Bongiorno e della bellissima Enrica Carello e vanno appuntati con cura perché Mike non solo è stato il creatore della televisione (assieme a Corrado e a Vianello), nei decenni a seguire da quel 3 gennaio 1954 l’ha proprio cambiata.
“Arrivi e partenze” è ufficialmente il primo programma mandato in onda, che in pochi videro attraverso un bussolotto con un vetro davanti e un tubo catodico dietro. Costavano una fortuna ‘sti televisori. E Bongiorno, con già il piglio del protagonista, intervistava i vip che transitavano in aeroporto.

I suoi si sposano nel 1919 a Torino, dove Philip è spedito in missione dall’esercito americano. Il padre è abile a far soldi e il piccoletto molla le sue prima urla in una lussuosa casa in Central Park, poi quel dannato 24 ottobre del ’29 — il crollo di Wall Street — fra le milioni di vittime elenca pure babbo Bongiorno, costretto a mettere su una nave la sua famiglia in direzione Italia/Torino dove avrebbero trovato ospitalità da una zia.
E qui il viaggio promette emozioni forti. Senza averci mai provato il ragazzino Michael vince una gara di salto in alto — così, oplà, un metro e sessantacinque — e viene assunto dal quotidiano “La Stampa” come galoppino. È lui che di notte detta i pezzi dei giornalisti agli stenografi. Il tempo vola e il giovanotto cresce. Nel settembre ’43 è costretto a scappare in montagna in quanto s’era impicciato con la Resistenza e il momento non stava affatto dalla sua.
Nell’aprile del ’44 la Gestapo lo trova e lo arresta. Michael è messo al muro assieme ad altri partigiani, ma lo salva il passaporto americano, che lui stesso butta via prima di essere ucciso. Se un tedesco non avesse notato quel gesto noi generazione dei Sessanta non saremmo mai cresciuti con “Rischiatutto”.

Libero per modo di dire: Bongiorno finisce a San Vittore per sette mesi, dei quali due in isolamento. Finita qui? Macché. Il povero Mike è ospite di un paio di campi di concentramento fino all’ultimo in Austria, dove grazie a uno scambio di prigionieri sarà finalmente svincolato dalle persecuzioni.
E così nel 1945 torna a New York dove scopre che il padre si è risposato con una ricca signora: ci rimane male, ma sono inezie rispetto alla già cospicua collezione di trambusti. Il ragazzo è sveglio e s’interessa al giornalismo e alla radio ed è per questo che nel ’52 Wov, la seconda stazione italoamericana, gli fa attraversare l’Oceano direzione ancora Italy: un Paese, un destino. È Vittorio Veltroni, padre di Walter, a offrire al quasi trentenne Bongiorno una collaborazione col Radiogiornale. E lui ricambierà con una intervista esclusiva al presidente Usa Eisenhower. La stoffa c’è.

Il tarlo del quiz di Mike, adesso il suo nome è questo, arriva dritto nei cervelli di chi detta legge in Rai e con “Lascia o Raddoppia?” Bongiorno diventa presentatore, fa scomodare il popolo italiano che invade i bar per vederlo e il giovedì pure i cinema trasmettono la tv. Il successo è globale.
Tra gli autori del programma (dal ’55 al ’59) c’è Umberto Eco, che anni dopo scriverà la famosissima “Fenomenologia di Mike Bongiorno”. Il riassunto del trattato è: «Il trionfo nella mediocrità assoluta». Se lo dice lui, ma stavolta non ci affianchiamo alla riflessione del grande pensatore italiano.
Ciò che accade in seguito, più o meno, tutti lo conoscono. “Rischiatutto” (1970-1974), con la prima valletta parlante (Sabina Ciuffini), “Scommettiamo”, dal ’76 al ’78 e il grande salto a Canale 5 con Berlusconi in persona a trattare i milioni. Altro buon Auditel con “Super Flash”, “Pentatlon”, “TeleMike” e soprattutto con “La ruota della fortuna». La gaffe è parte di un personaggio che per mezzo secolo si è seduto sul nostro divani tenendoci compagnia. Soprattutto in Allegriaaa! 

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