Il 2014 sarà l’anno di Chaplin

S’intravede la sagoma di un vagabondo, bombetta e bastone ricurvo, un po’ sfuocato, dietro a un Harold Lloyd al contrario ben nitido e indaffarato a conquistarsi un posto d’onore nella squadra di football del college. Ardita mescolanza? Assolutamente no. Per un Lloyd che ha salutato con lo sportivo The Freshman le Giornate 32 - tra l’altro col solito ottimo feedback - ci sarà un Chaplin in arrivo, nel 2014, a cent’anni precisi dai primi sghembi passi del suo Charlot. È proprio nel ’14 che il londinese sale nell’empireo, appena comincia a portarsi a spasso quell’omino dolce dall’occhio languido. Gli bastarono cinque anni: dall’esordio con Per guadagnarsi la vita alla fondazione della United Artist Corporation.
Il presidente Livio Jacob, nonché direttore della Cineteca del Friuli, scoperchia la pentola delle Giornate 33 con un certo orgoglio, ben consapevole di possedere una delle più complete collezioni chapliniane - «iniziata subito dopo il terremoto, grazie a favorevoli contatti con l’America» - e di avere al fianco il biografo più accreditato: David Robinson. Ma non sarà questo l’unico centenario da onorare. «Il prossimo anno - precisa - la Grande Guerra rappresenterà l’altro poderoso fulcro del festival, un progetto monstre, che si spalmerà fino al 2018». Le rassegne non si possono permettere di vivere di sola gloria, soprattutto quelle di peso specifico internazionale; e ancor prima di chiudersi il portone alle spalle devono poter curiosare nel futuro.
Muto brioso, piacente, splendidamente musicato da Carl Davis, The Freshman, film del 1925 scelto per il botto dell’arrivederci. In Usa, allora, incassò quasi tre milioni di dollari. Mica bagigi. Lloyd - con addosso la maschera di Harold Lamb, studente con una incontenibile voglia di emergere - è una tarantola, pare usasse poco le controfigure e qui davvero si spacca le ossa. D’altronde ci si misura col football, roba da machi non da fiammiferaie.
«Se trentadue anni fa non fossero mai nate le Giornate - ha detto il vicepresidente della Regione Sergio Bolzonello sul palco assieme a Piero Colussi e ai presidenti di FriulAdria Antonio Scardaccio e della Camera di Commercio Giovanni Pavan poco prima di girare l’ultima manovella - oggi Pordenone non sarebbe uno dei principali poli culturali del Friuli Venezia Giulia».
La solita conta finale. Sappiamo quanto gli studiosi e i critici siano restii ad armeggiare cifre. Jacob, nonostante la formazione colta, è un dirigente pragmatico. «Finanziamenti, dunque. Abbiamo perso qualcosa per strada. Ce lo aspettavamo. Il 2012 non si ricorderà certo come il più opulento del decennio. Avevamo a disposizione circa seicento mila euro. Fra enti pubblici e privati. Ci sono stati vicino ventotto mila spettatori - 27 mila le visualizzazioni su Facebook - e questo conforta le nostre scelte».
Ormai si fatica a individuare parole nuove per il ritrovamento del film di Orson Welles. «Too Much Johnson oltre ad aver attratto l’attenzione del mondo, resta un documento fondamentale per la Cineteca», spiega Jacob. «Sicuramente viaggerà e ci procurerà interessanti scambi. Noi lavoriamo così, sulle rarità».
Attenzione c’è dell’altro, sempre ragionando sul 2014. Un paio di preziosi anticipi. Ancora il presidente: «In collaborazione con associazioni statunitensi, stiamo studiando un programma dedicato allo sviluppo della pionieristica invenzione del Technicolor da parte di Nathalie Kalmus, combinazione pure questa nel 1914. Un libro pubblicato dalle Giornate farà il punto». Chi ha visto per caso una commedia sovietica inizio secolo scorso? Ecco, nessuno. Se ne stavano ben nascoste. Ne vedrete parecchie».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto