Idee in fermento per Dolcenera «Amo reinterpretare la musica»

gabriele franco
L’impronta digitale di un cantante è nella propria voce, unica e inconfondibile. Un’intonazione e si è subito riconoscibili. In certi casi le parole lasciano il passo alla forza di un timbro di per sé capace di provocare brividi ed emozioni. Dolcenera – cinque partecipazioni al Festival di Sanremo – si completa con un’esperienza musicale mai uguale a sé stessa, costantemente in divenire. Inutile elencare successi e tormentoni di una carriera che parla da sé. Meglio allora dare da subito appuntamento al Palmanova Outlet Village dove sabato sera l’artista si esibirà in un intenso concerto nella piazzetta centrale (inizio alle 21): l’evento, che rientra nel Summer Fest 2019, vedrà salire sul palco nella stessa serata anche Enrico Ruggeri, con i negozi dell’outlet aperti fino a mezzanotte.
Che periodo è questo per Dolcenera?
«Sono in una fase di lavoro inteso perché stiamo preparando il live con la band. Dopodiché vivo giorno per giorno lavorando per l’uscita dell’album di settembre».
In radio e sul web spopola il singolo “Più Forte”, brano dalle atmosfere tribali che parla d’amore.
«L’idea è nata mentre ero a Miami durante un lungo viaggio che mi ha portato anche a Cuba: dalla musica che sentivo lì e da quella che io ascoltavo in quei momenti è uscito il riff di pianoforte da cui è partito il pezzo. Il testo chiaramente prende spunto da un’esperienza personale, dal vissuto di un rapporto di coppia, dalle gioie e dai dolori compartecipati, che poi però arrivano alla sintesi finale del ritornello: è vero che il dolore ti può far crescere e fortificare, ma è solo l’amore che ti rende migliore».
Una carriera lunga alle spalle, tante esperienze e la voglia costante di reinventarsi: chi è oggi Dolcenera?
«Io mantengo intatta la mia anima cantautoriale che è quella a cui mi appiglio sempre e che non è per nulla cambiata, come non è cambiata la passione per i messaggi universali da raccontare nei testi. E quindi rimango una cantautrice che ha voglia di sperimentare con la parte musicale».
E così che è nato il connubio con il genere trap?
«Mi piace sperimentare, quando sento un genere nuovo e popolare provo a entrarci spogliandolo di tutte le sovrastrutture, reinterpretandolo acusticamente piano e voce per andare all’anima della canzone sottoponendola poi all’ascolto nudo, spoglio, vestito solo con la mia interpretazione».
Cosa pensa della musica italiana oggi?
«Penso che con il web molto più presente nelle nostre vite ci siamo aperti ad ascolti più globali. Questo ci permette di non crogiolarci nella sola italianità, che pur a livello cantautoriale ha un indiscusso valore, ma può far perdere anche un po’ il filo. Ci troviamo in un momento di transizione dove ci apriamo a qualsiasi input musicale globale, probabilmente però senza avere ancora certezza di cosa possa rendere al meglio con il nostro linguaggio, rappresentando al tempo stesso lo specchio della reale realtà italiana». —
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