I primi passi di Stanlio e Ollio e il capolavoro sovietico “Un frammento d’impero”

Cristina Savi

Il secondo grande evento con orchestra, la replica di Stanlio e Ollio, l’incontro con Marco Giusti, ideatore di uno dei programmi più longevi della televisione italiana, “Blob”, una nuova tappa del western ai tempi del Muto con William S. Hurt: è un invito a “rinchiudersi” nel teatro Verdi e a immergersi nel fascino del cinema senza tempo la quinta giornata della trentottesima edizione delle Giornate del cinema muto in corso a Pordenone, per la direzione artistica di Jay Weissberg.

L’evento

La “prima serata”, alle 20. 30, si presenta eccezionale per diversi aspetti, fra i quali il profilo musicale: il capolavoro sovietico “Oblomok imperii” (Un frammento d’impero, 1929) si avvale della partitura originale di Vladimir Deshevov, compositore oggi un po’dimenticato la cui fama invece all’epoca non era inferiore a quella di Shostakovich o di Prokofiev. Ritrovata recentemente e considerata uno degli esempi più alti e riusciti del rapporto cinema e musica, a Pordenone arriva dopo una primissima esecuzione soltanto a Mosca, e a cimentarsi nell’accompagnamento sarà ancora una volta l’Orchestra San Marco cittadina, diretta da Günter Buchwald, ormai legata alla Giornate da un rapporto strettissimo. Il film, uno dei più “canonici” del Muto sovietico, opera chiave di Fridrikh Ermler, racconta di un soldato che, dopo aver subito uno shock durante la prima guerra mondiale, si “sveglia” dieci anni dopo in un paese che non è più la Russia, ma l’Unione Sovietica, tra le riforme dei Soviet, il rinnovamento, la liberazione del popolo. E da strumento di propaganda quale voleva essere la pellicola diventa anche occasione di denuncia dello stato di cose. Celebre è la sequenza in cui c’è un crocefisso sul campo di battaglia con il volto di Cristo coperto da una maschera antigas, citazione di uno scandaloso disegno antimilitarista di George Grosz, esponente di punta dell’espressionismo tedesco, tagliata nelle versioni uscite in molti paesi e anche in Unione Sovietica.

Oltre al ripristino delle scene tagliate, si sono recuperate le didascalie originali dalle dimensioni e dalla geometria continuamente cangianti: un restauro che ha visto l’impegno dell’Eye Filmmuseum di Amsterdam, San Francisco Silent Film Festival, Gosfilmofond e Cinémathèque Suisse: la versione presentata alle Giornate è un evento.

STANLIO, OLLIO

Alle 14.30, seguito da altre proiezioni della sezione “slapstick”, alle origini delle gag e della commedia, si replica “Duck Soup” con Stanlio e Ollio agli esordi, che ieri sera ha letteralmente entusiasmato il pubblico. La comica è integrata da un filmato amatoriale girato in occasione di una tournée che Laurel e Hardy, accompagnati dalle rispettive mogli, effettuarono in Gran Bretagna.

GIUSTI, IL PAPA’DI “BLOB”

Ospite d’eccezione, nel secondo piano del Teatro Verdi, alle 18, per gli incontri di FilmFair sarà il padre di “Blob” e del programma di Rai Due “Stracult”, Marco Giusti, a Pordenone per presentare il libro “Polidor e Polidor “(edizioni Cineteca di Bologna, 2019). Il titolo deriva dal nome che scelse per le sue comiche Ferdinand Guillaume (1887-1977), uno dei più celebri comici del cinema muto, grande prima di Charlie Chaplin e di Buster Keaton.

IL WESTERN DI HART

Nella sezione dedicata al cow boy William S. Hart (alle 10. 15) spiccano “The Man from Nowhere” in cui l’apparizione diell’attore richiama alla memoria il personaggio di Clint Eastwood in “Lo straniero senza nome” e “A Wolf Lowry”.

E INOLTRE...

Continua poi con altri due film la serie dedicata a Mario Bonnard (alle 12) mentre alle 16. 15 tornano le vedette francesi, con Suzanne Grandais, protagonista di “Le Mystère des Roches de Kador” (Il mistero della rupe), in cui la protagonista si risveglia dalle tenebre. –



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