I compagni Tuntar e Srebrnic: da Gorizia al congresso di Livorno



Cent’anni fa, il 21 gennaio 1921 nasceva a Livorno, dopo sei giorni di infruttuose e turbolente discussioni congressuali tra le correnti del Partito socialista, il Partito comunista d’Italia, sezione dell’Internazionale comunista. È interessante sapere che tra i fondatori del nuovo Partito a Livorno troviamo due protagonisti che vivevano e operavano allora nel goriziano, terra acquisita al Regno d’Italia dopo la grande guerra: Giuseppe Tuntar e Giuseppe Srebrnic. Le loro figure sono state studiate, negli anni Ottanta, dall’Istituto friulano per la storia del movimento di liberazione con ricerche e convegni e la pubblicazione di due libri, di Luciano Patat per Tuntar, di Franc Rozman e Vincenzo Marini per Srebrnic.

Giuseppe Tuntar nasce a Visinada in Istria nel gennaio 1882 in una famiglia di poveri contadini. Su consiglio dei maestri che notano la sua vivace intelligenza, viene iscritto al Convitto diocesano di Capodistria e può frequentare l’imperial-regio Ginnasio grazie a un contributo annuo della Lega nazionale. Con un modesto sussidio del Ministero dell’istruzione di Vienna e mantenendosi con lezioni private frequenta poi la facoltà di Filosofia dell’Università di Graz. Non finisce gli studi per il suo precario stato di salute. Si batte per i diritti della comunità italiana di cui fa parte, nel rispetto comunque di tutte le culture ed etnie presenti nella regione. Si iscrive al Partito socialista e svolge azione di propagandista e di giornalista. Nel dicembre del 1908 viene eletto segretario dei socialisti istriani.

Nel febbraio del 1910, dopo aver vinto un apposito concorso, Giuseppe Tuntar prende servizio come direttore della Cassa distrettuale per ammalati di Gorizia. Abbandona definitivamente l’Istria e si dedica alla nuova attività che per alcuni anni gli dà una certa tranquillità economica. Nel 1911, in rappresentanza del Partito socialista, partecipa alla campagna di protesta contro l’opposizione del governo imperiale per aprire un’Università italiana a Trieste. A causa della guerra dichiarata dall’Italia nel maggio del 1915, è costretto con la famiglia a riparare a Trieste. Già nella fase finale della guerra Tuntar si batte per una “forma superiore di libertà, di convivenza e di tolleranza del proletariato italiano e slavo di queste terre, per la realizzazione del socialismo”, posizione che mantiene nel 1919 schierandosi contro l’imperialismo e il mercanteggiamento sui popoli al Congresso della pace. Fa parte della direzione nazionale del Psi, guida le iniziative socialiste nel Friuli orientale, intuisce presto i pericoli insiti nella nascita e nello sviluppo del movimento fascista. Nel 1920, Tuntar è schierato con le posizioni che contrastano i sindacalisti riformisti della Camera del Lavoro che hanno imposto la fine degli scioperi non ritenendo il momento adatto all’insurrezione. Alla direzione di fine settembre si schiera con Terracini e Gennari per l’accettazione delle 21 condizioni imposte da Lenin per aderire al Komintern. Il 7 dicembre 1920 a Gradisca d’Isonzo viene votato per rappresentare la frazione comunista del Psi della Venezia Giulia al Congresso nazionale di Livorno. È fra i principali esponenti, assieme a Bordiga e Gramsci, della nascita del Partito comunista d’Italia.

Giuseppe Tuntar viene eletto deputato nella primavera del 1921 alle prime elezioni politiche del dopoguerra nella Venezia Giulia tra le file del Partito comunista che ottiene un grande successo, ma per lui iniziano nuovi problemi. La Prepositura della Cassa ammalati, a causa delle divisioni nella sinistra, lo accusa di settarismo e di azioni illegittime, a cui si aggiungono le assenze per malattia, per cui lo licenzia. In risposta, lui presenta ricorso.

Il 20 dicembre 1921 Tuntar rassegna le dimissioni dal Partito per essere libero di difendersi e ricorrere contro l’organo che lo aveva licenziato. La vertenza economica si risolve nel 1924 con un accordo e una liquidazione che gli permetterà di raggiungere l’Argentina con la moglie e tre figli. Anche oltre oceano non rinuncerà all’impegno politico e morirà a Buenos Aires nel 1940.

L’altro esponente politico goriziano presente al Congresso di Livorno alla fondazione del Partito comunista è Giuseppe Srebrnic (Jože Srebrnic), che vi partecipa come rappresentante della minoranza slovena entrata a far parte del Regno d’Italia. Nato a Salcano da una famiglia contadina nel febbraio del 1884, riesce a compiere gli studi a Gorizia e poi a Graz, dove si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza. L’Austria lo richiama alle armi dopo lo scoppio della guerra nel 1914 ed è inviato al fronte in Galizia per combattere contro i russi. Viene fatto prigioniero nel 1917 e si schiera in appoggio alla rivoluzione bolscevica. Promuove la fondazione della sezione jugoslava del Partito bolscevico. Rientra al suo paese, divenuto territorio italiano, nel 1919 e riprende la lotta politica. Convinto internazionalista, partecipa alle iniziative del Partito socialista schierandosi con la corrente comunista favorevole a divenire una frazione del Komintern secondo le direttive di Lenin. Dopo aver partecipato alla fondazione del nuovo Partito, si impegna attivamente lottando contro la politica fascista di assimilazione delle minoranze cosiddette “alloglotte”. Nel 1924 viene candidato alla Camera nella circoscrizione goriziana e viene eletto con vasto consenso nonostante i brogli e le violenze attuate dai fascisti. Nel 1926, quando il fascismo diventa una dittatura, inizia la persecuzione nei suoi confronti: viene dichiarato decaduto e condannato a cinque anni di confino a Ustica. Verrà liberato ma poi nuovamente confinato a Lipari, Ponza e Ventotene, dove incontra e discute coi più alti esponenti dell’antifascismo italiano. Liberato nel 1943, aderisce al movimento partigiano sloveno e muore in un’azione di guerra nel giugno del 1944 attraversando l’Isonzo in piena. —

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