I 95 anni di Elio Ciol, il poeta della luce

Nei suoi scatti scrive con la luce, tracciando un lungo e affascinante itinerario fotografico. La straordinaria capacità di utilizzarla e la padronanza nell’uso della tecnica fotografica avvicina le sue immagini a litografie, quando non a incisioni realizzate a mano.
Compie 95 anni – domenica 3 marzo – Elio Ciol, uno dei maestri della fotografia italiana, le cui opere sono distribuite fra le collezioni di importantissimi musei e gallerie internazionali: sono 175 le mostre personali che ha realizzato in Italia e nel mondo, 129 quelle collettive, le sue creazioni sono state pubblicate in 225 libri.
«Come fotografo, il mio compito è sempre stato quello di valorizzare al massimo le cose che avevo davanti agli occhi e di renderle più affascinanti – racconta –. Sono stato attratto soprattutto da ciò che a noi appare nuovo, dalle forme e dai colori diversi da quelli a cui siamo abituati, da immagini che possano avere la forza di rimanere nel tempo. Attirano subito la mia attenzione – aggiunge – e scatta il desiderio di inquadrare, di documentare».
Ciol è stato anche un cantore appassionato di quella incorrotta civiltà contadina del Friuli raccontata da Pier Paolo Pasolini, del quale a soli 14 anni diventò il fotografo ufficiale, fu accanto ad altre figure di riferimento intellettuale e morale, quale padre David Maria Turoldo, che Ciol affiancò nel 1962 sul set del film “Gli Ultimi”.
Attraverso l’obbiettivo ha immortalato anche le meraviglie dell’archeologia, della pittura e della scultura italiane ed europee. Nel 2021, il Comune di Casarsa gli rese omaggio con la grande mostra “Respiri di viaggio” che raggruppò 120 sue opere in gran parte inedite, molte a colori, per presentarle nella sua città, all’interno dello spazio espositivo comunale dell’ex municipio firmato da Gino Valle: raccontavano trent’anni di viaggi, dalle sponde del Mediterraneo all’Est europeo, dal Medio Oriente lungo la Via della Seta fino a toccare Cina e Mongolia.
Nello stesso spazio – a poche centinaia di metri dalla casa materna di Pier Paolo Pasolini, il Comune di Casarsa intende realizzare un’altra grande esposizione che sarà aperta dopo la metà di aprile.
«Con questa mostra - dichiara il sindaco di Casarsa della Delizia Claudio Colussi rivolgendo a Ciol i migliori auguri di buon compleanno da parte di tutta la città - proseguiamo il nostro personale omaggio, come comunità casarsese, al maestro Elio Ciol. Come accaduto nelle precedenti esposizioni ospitate nell’ex municipio, viaggeremo nello spazio e nel tempo attraverso le sue fotografie.
Questa volta, al centro del racconto ci saranno le opere di alcuni tra i più grandi artisti al mondo: grazie alla sua sensibilità e alla vocazione di testimone del reale, Ciol ci permetterà di avvicinarci a esse con una mediazione che però è allo stesso a sua volta forma d’arte. Un nuovo capitolo di un ricchissimo percorso artistico, che, come città natale, siamo lieti di aver organizzato e di ospitare».
Ciol iniziò fin da giovanissimo a lavorare nel laboratorio del padre dove elaborò un personale modo di esprimersi attraverso la fotografia, specie quella del paesaggio.
Gli esordi della sua carriera creativa coincisero con la fiuritura del Neorealismo italiano. Negli anni Sessanta fece le sue prime esposizioni. L’attenzione speciale che ha sempre riservato alla luce contiene un forte valore simbolico, racconta di una fotografia attenta non solo alle linee, ai contrasti o al formalismo, ma pregna di una profonda spiritualità e fede.
Ciol parla in particolare del suo rapporto con Assisi, che ha fotografato più volte: «Fin dalle prime volte che ci sono andato, negli anni Cinquanta – la sua testimonianza –, vi ho trovato una grande forza spirituale. I paesaggi, gli affreschi di Giotto nella basilica, i luoghi e la “presenza” di San Francesco, mi hanno arricchito tanto. Nel 1967 vi incontrai casualmente anche Pasolini.
Era lì per presentare il suo film “Il Vangelo secondo Matteo”, gli scattai delle foto, fra le quali quello che è considerato uno dei suoi più bei ritratti, non perché l’ho fatto io, ma perché dal suo volto traspaiono una serenità, una tranquillità e una pace straordinarie».
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