«Ho provato a esplorare i suoi moti dell’anima»

È passato poco più di un anno dalla tragica morte di Kobe Bryant, leggenda dei Los Angeles Lakers e fra i numerosi libri pubblicati merita una segnalazione Kobe. La meravigliosa, incredibile e tragica storia del Black Mamba (Piemme), del quale è autore lo scrittore pordenonese Simone Marcuzzi: una grande narrazione sulle emozioni e i misteri di uno dei più grandi giocatori Nba di sempre.
«Ho provato a esplorare i suoi moti dell’anima, trattandolo come fosse un personaggio di invenzione, osando nei margini in cui la cronaca non può arrivare», dice Marcuzzi, che in 240 pagine racconta la storia di un uomo e di un campione la cui ambizione era diventare il più forte giocatore del mondo. Un carattere determinato, il suo, «che lo spingeva – prosegue – a volersi migliorare sempre e per questo si sottoponeva a ritmi di allenamento assurdi per qualsiasi giocatore. Aveva la capacità incredibile di scindere ciò che era in campo da ciò che era fuori, tanto che è riuscito a giocare a livelli altissimi anche mentre era sotto processo (accusato di violenza sessuale), senza mai crollare. Il che, se vogliamo, lo rende anche spaventoso: fa paura questa sua determinazione feroce, applicata sul parquet (e da qui il soprannome di Black Mamba), ma anche nella vita». La paternità, però, lo aveva cambiato molto, arricchito, «e anche dopo il ritiro, in ogni suo impegno metteva avanti l’aspetto educativo».
Kobe e il suo rapporto speciale con l’Italia, dove aveva trascorso l’infanzia, quando il padre giocava in varie squadre di basket «e ha sempre provato nostalgia per quella vita semplice, possibile nelle città di provincia, finendo nel tempo per idealizzarla: per lui l’Italia era un’isola sicura, un paradiso per ritirarsi».
Come campione che posto occupa nella storia della pallacanestro?
«Volendo essere prudenti direi uno dei primi dieci al mondo, forse anche fra i primi cinque, di certo nel suo ruolo era il migliore».
Inevitabile il confronto con il mito Michael Jordan.
«Era esattamente ciò che Kobe voleva diventare dopo i primi anni di carriera. Jordan –ha vinto sei titoli Nba su sei finali e lui cinque su sette, quindi è quello che gli è andato più vicino e, comunque, alla fine della carriera lo ha superato nella classifica dei marcatori di tutti i tempi».
Ora chi segue le orme di Kobe in campo?
«Tecnicamente il più simile nell’Nba è Kawhi Leonard dei Los Angeles Clippers, come tipo di presenza e dominio LeBron James (Los Angeles Lakers), che sta dominando la Lega». —
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