Hania Rani: «La musica è un’esperienza quasi mistica»

La pianista inaugura il 6 luglio Sexto ’Nplugged «Anciciperà alcuni inediti di Ghosts»

Elisa Russo

UDINE. «Sarò da sola sul palco, circondata da molti strumenti, dal piano ai sintetizzatori e la drum machine. Propongo il “vecchio” repertorio in attesa del tour autunnale e l’uscita del terzo album “Ghosts” di cui anticiperò qualche inedito»: Hania Rani, pluripremiata pianista, compositrice e cantante polacca dà il via alla 18esima edizione di Sexto ‘Nplugged, in Piazza Castello a Sesto al Reghena, giovedì 6 luglio (preceduta alle 21 dall’opening Bad Pritt, dj della serata è Flux).

«Ho già suonato in Italia un paio di volte – prosegue Rani – ma meno di quanto vorrei: ci torno sempre volentieri, affascinata dalla cultura, l’architettura, il cibo, la natura e il sole».

Quest’anno ha pubblicato “On Giacometti” una raccolta ispirata al famoso scultore svizzero, di cosa si tratta?

«È un album che include estratti dalla mia colonna sonora realizzata per il film sull’artista Alberto Giacometti e la sua famiglia; ha una certa continuità con il mio primo album “Esja”, è come se fosse il suo fratello maggiore, un po’ più maturo e gioioso, con più libertà d’espressione. Un disco sognante, con tanti finali aperti e un senso di improvvisazione».

Un consiglio per diventare un bravo pianista?

«L’esercizio: non c’è scampo, bisogna esercitarsi tanto. Più tempo si passa sullo strumento e si dedica alla musica, più si spalancano i propri orizzonti. Se ci metti vera passione, prima o poi sarai ripagato».

I suoi idoli al piano?

«Ne ammiro tanti, tra i classici cito Martha Argerich e Maria João Pires. Tra i contemporanei Nils Frahm o Ryuichi Sakamoto, che ci ha lasciati di recente».

Le sue origini polacche e le città in cui ha vissuto (Berlino, Varsavia, Zurigo…) hanno influenzato la sua musica?

«Credo molto. A volte vorrei saperne di più della musica dal resto del pianeta, per superare certi schemi mentali, ma al tempo stesso sono grata al mio background e mi fa sorridere pensare a quante ore ho passato da adolescente con Bach e Chopin».

Cosa prova mentre suona?

«Per me la musica è una cosa seria, un’esperienza quasi mistica. Con la musica puoi esprimere non solo emozioni ma concetti generali come il tempo, la vita, la fine. Ci permette di uscire dai limiti umani e volgere all’astratto». —

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