Gli intrecci del fiume: un viaggio sentimentale dal Friuli all’Africa

Elisa Cozzarini racconta la storia di alcuni corsi d’acqua. La prima presentazione del volume a Gradisca

Alessandra Beltrame

Elisa Cozzarini è donna liquida. Si fa portare dell’acqua, si abbandona al suo scorrere. Da anni percorre territori vicinissimi e sconosciuti ai più, lontani e inediti, per raccontare le vicende dei fiumi. Li segue come una cercatrice di perle, o di fossili, incantata dalla bellezza e dal patrimonio che conservano, da quanto hanno da raccontare. Vuole la sorpresa e la scoperta. Ma soprattutto vuole capire.

Ha scritto Gli intrecci del fiume per la Piccola filosofia di viaggio, sintetici saggi affidati agli esperti della materia, ai più ispirati. È il 62° volume di una serie che nasce in Francia e che in Italia pubblica Ediciclo. Sarà presentatooggi, sabato 2, alle 17.30 nella rassegna curata da Margherita Reguitti a Gradisca d’Isonzo, uno dei fiumi di cui si parla nel libro.

Nella collana, l’acqua ha varie declinazioni: neve, mare, nebbia, nuvole, pioggia. Ma i fiumi – ah, i fiumi! – quanto li sentiamo vicini e affini, quanto ci sollecitano e invitano! Quanti ricordi ci evocano! Dell’infanzia, per esempio. Elisa esordisce ricordando il nonno, formidabile narratore di storie, seduto con lei ai bordi di una roggia, la fedele cagnolina al suo fianco, l’acqua che gorgoglia e porta echi di montagna, di libertà. Un rumore mai più dimenticato.

Il viaggio parte dalla terra di origine e poi si allunga in Europa, America e Africa, tocca foci e sorgenti, si abbevera di storie di lotta e di rinascita. “E soi un flum”, sono un fiume, scrive in poesia Federico Tavan, e serve a ricordare che l’acqua del Cellina non si vede più, risucchiata dagli impianti idroelettrici. Così per tanti, per quasi tutti i fiumi maggiori. “Prendere fino all’ultima goccia, usare tutto il possibile, in nome dello sviluppo. Una mappa degli anni Cinquanta individua ogni affluente dell’alto Tagliamento e stabilisce come intubarlo e portarlo a un complesso sistema di utilizzo. Così la Carnia ha perso il suo fiume”. Il Tagliamento è in copertina, ritratto da una splendida foto dell’autrice dal Monte di Ragogna. Elisa è cresciuta a Spilimbergo, dunque lo conosce bene. Forse è per questo che si appassionata alle “Radici liquide” titolo del suo libro di inchiesta sul microidroelettrico. Prima aveva scritto “Acque guerriere” dedicato alla Piave, e poi la guida “Passeggiate d’acqua”, sui migliori cammini regionali vicino ad argini, rive e sponde.

Sulla Piave la Storia fa i conti con l’attualità dello sfruttamento, sulla Neretva in Bosnia si cerca di evitare che il cuore blu dell’Europa diventi un altro paradiso perduto. Cozzarini si è accampata in tenda con i naturalisti che difendono i corsi d’acqua dei Balcani. E poi è andata in Spagna, da Barcellona ai Paesi Baschi, a testimoniare che il futuro è nella rinaturalizzazione, nel ridare ai corsi d’acqua il diritto a scorrere liberi.

Il viaggio continua: Marocco, Senegal, Himalaya. “Le esplorazioni acquatiche sono viaggi lenti e profondi, emozionanti, con deviazioni e sbarramenti. Sono percorsi che non finiscono mai. Sin dalla sorgente, il fiume insegna la sua inafferrabilità, esprime il mistero, l’avventura”. Si passa da luoghi inediti e sorprendenti, ma non lontani – come Kranj e Ig, in Slovenia – a monumenti della civiltà, come Hasankeyf in Mesopotamia. Viaggio dolce e amaro, che nutre di conoscenza. “Gli ambienti d’acqua dolce sono tra i più minacciati al mondo, quelli che hanno visto crollare il maggior numero di specie animali e vegetali”. Percorso da fare con il tempo giusto, passo dopo passo, pagina dopo pagina. A filo d’acqua. “Bisogna avvicinarsi, scendere a livello delle correnti, sentirle, come a bordo di una canoa”. Si torna a lidi familiari, al fiume Stella, ai torrenti gemelli Colvera di Jouf e di Raut, ai sassi dei cariòti. Siamo figlie, figli dell’acqua che scorre, anche se ce lo dimentichiamo. Nuova Zelanda e Canada hanno dichiarato la personalità giuridica dei fiumi sacri ai popoli indigeni, fonte di sostentamento materiale e spirituale. “Imparare dai fiumi, dalla loro capacità di adattarsi e cambiare” è l’ultimo messaggio che ci lanciano, prima che sia troppo tardi.

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