Gli Dei ritornano: i bronzi di San Casciano in mostra ad Aquileia
l santuario etrusco e romano rivive al Museo archeologico di Aquileia. In esposizione oltre 300 reperti emersi durante gli scavi. L'inaugurazione venerdì 5 dicembre all'interno del nuovo allestimento dei depositi museali

Sono tutti in bronzo. Dentro una bacheca ti guarda una piccola lucertola; da più parti vigilano i serpenti. Ci sono fulmini, placche anatomiche con le viscere del corpo, un conico utero come ex voto, statue e statuette che raccontano di divinità e devozioni.
Un bambino con in mano una palla di bronzo che rotea ancora. Un efebico Apollo che lancia una saetta a passo di danza. Monete, tante, fresche di conio. E su tutto aleggia il ricordo della fonte sacra, ferma e sepolta nel tempo: quell’acqua termale, taumaturgica e riparatrice, calda ed accogliente, dal V secolo a.C. ancora presente a San Casciano dei Bagni.

Ci stiamo riferendo all’imperdibile mostra “Gli Dei ritornano. I Bronzi di San Casciano”, a cura di Massimo Osanna e Jacopo Cobolli, che inaugura oggi ad Aquileia, all’interno del nuovo allestimento dei depositi museali del Museo Archeologico Nazionale, e offre in visione una delle più grandi e suggestive scoperte archeologiche degli ultimi decenni: il santuario termale di San Casciano dei Bagni, il più grande deposito di statue in bronzo di età etrusca e romana mai scoperto nell’Italia antica.
Una fonte d’acqua calda (e fredda) in un luogo di ospitalità e guarigione, dove gli stranieri erano di casa e si parlavano tutte le lingue del momento, tra cui l’etrusco e il latino. E dove i medici lavoravano protetti da Apollo.
Oltre trecento i reperti in mostra, frutto delle nuove campagne di scavo condotte tra il 2022 e il 2024, (ma si scava dal 2019), nel sito archeologico del Bagno Grande dall’Università per Stranieri di Siena, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo e il Comune di San Casciano dei Bagni.

«La novità - come racconta il coordinatore scientifico dello scavo e co-curatore della mostra Jacopo Tabolli, direttore del Cadmo dell’Università per Stranieri di Siena – è che quest’ultima edizione della mostra aggiunge un tassello fondamentale alla conoscenza del santuario del Bagno Grande a San Casciano dei Bagni e soprattutto al suo carattere eccezionale di spazio millenario di multiculturalismo e plurilinguismo».
E così, in piena sintonia con il “certificato dalle fonti” carattere internazionale e di accoglienza dell’Aquileia romana, arrivano al Man (e per la prima volta in Italia) i reperti delle ultime campagne, recuperati nella stratificazione più profonda della vasca: “quella” vasca ritrovata con la scientificità di 27 università di tutto il mondo che da anni lavorano insieme.
Un esempio assai significativo di ricerca archeologica e interdisciplinare, che porta lustro nel mondo e che regala anche attraverso l’esposizione nei musei la nuova idea di vitalità progettuale all’interno di questi spazi.
“Gli Dei ritornano. I Bronzi di San Casciano” arriva direttamente dalla James-Simon-Galerie di Berlino, dopo essere stata ospitata ai musei archeologici di Napoli e Reggio Calabria, aver cominciato il viaggio nella solennità del Quirinale, ed essere in attesa di ritornare «a casa, nel palazzo dell’Arcipretura, acquistato dal Ministero della Cultura, come nuova sede museale», come ha raccontato ieri la sindaca di San Casciano dei Bagni, Agnese Carletti.
Per l’occasione sono intervenuti la direttrice del Man Marta Novello, che ha fortemente voluto questa eccezionale occasione espositiva, e il sindaco Emanuele Zorino, che ha evidenziato le affinità tra le due piccole realtà cittadine, «di prestigio archeologico, dove la comunità lavora insieme per un progetto condiviso». Intervenuto anche Massimo Osanna, Direttore generali Musei, co-curatore della mostra, che intreccia ed evidenzia le connessioni culturali con Aquileia e l’eccezionalità del deposito votivo del santuario del Bagno Grande.
Il fango ha restituito roccia che ha restituito bronzo: sono tre i nuovi nuclei di offerte votive ritrovati, deposti insieme a numerose uova direttamente nel fango, “tra cui un raro torso maschile in bronzo con dedica votiva in latino alla Fonte Calda”, come evidenzia Cobolli. Ed emersi quasi sul fondo del deposito sono arrivati pure i serpenti. E sono cinque.
Marianna Bressan, direttrice delegata del Museo storico e il Parco del Castello di Miramare - Direzione regionale Musei del Friuli Venezia Giulia, ha posto l’accento sulla freschezza e la vitalità della ricerca archeologica che produce quotidianamente reperti, e che in questo caso «dialoga proprio con l’esempio più innovativo di progettazione museale: l’apertura dei ricchi depositi del Man», in un azzeccato allestimento a cura di Chiara Bonanni e Guglielmo Malizia, Decima Casa – Studio di Architettura.
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