Giovani e disagi mentali, la serie Oltre la vita arriva su Disney Channel
Trasmessa da Canale 5, affrontava un argomento difficile. La sceneggiatrice udinese Laura Ippoliti: «Ora ci sono meno tabù»

L’umanità e la televisione stringono quotidiani patti d’amicizia, a volte d’amore, specialmente di dipendenza. Quest’ultimo è ben chiaro. Non risulta affatto un caso, dunque, la petizione congegnata dal pubblico per la richiesta di una seconda stagione di “Oltre la soglia”, con protagonista Gabriella Pession, la fiction creata dalla sceneggiatrice udinese Laura Ippoliti — che ha prodotto una trentina di titoli alcuni dei quali realizzati assieme ad Andrea Purgatori — trasmessa da Canale 5 nel 2019, e ora ritornata in vita per volontà di Disney Channel.
Il mondo esplorato è quello della neuropsichiatria infantile attraverso le gesta della dottoressa Tosca Navarro.
«Mi affascinava raccontare il disagio di quei genitori afflitti da problematiche davvero serie — spiega Laura Ippoliti — e così facendo ho sempre sperato di dare forza alla gente per poterne poi parlare liberamente, atteggiamento per nulla scontato, anzi. Il silenzio è una scelta precisa affinché la disperazione resti imprigionata nella zona di conforto. Le firme che si stanno raccogliendo e le mail ricevute confermano i buoni principi iniziali: la divulgazione di un qualcosa di intimo, troppe volte nascosto, aveva attivato speranze, finalmente: un tabù, ora, è un po’ meno tabù».
C’è una spiegazione dietro questa scelta, Laura?
«Ho riletto mille volte una frase di Leonard Cohen che dice: “In ogni cosa c’è una crepa e da lì entra la luce”. E dà qui mi sono incamminata. Studio il cinese, o almeno ci provo. Crisi è composta da due parole: difficoltà, certo, ma anche opportunità. Così la vedono loro. Pensateci: rottura, riparazione e possibile cambiamento. Soffrono le famiglie e pure chi le frequenta. C’è di più: già la malattia comune è un argomento tosto da sviscerare, figuratevi il disagio provocato da problemi psichici. C’è una sorta di omertà che impedisce di confessare liberamente uno stato familiare per il timore di una chiacchiera malsana. Del tipo: quelli c’hanno un matto in casa. Capisce?».
È stata necessaria una lunga preparazione, presumo.
«Un paio d’anni se ne sono andati solo per arrivare al set. Il rigore in fase di composizione si rese indispensabile per la delicatezza delle tematiche. Quindi, abbiamo affrontato lunghe sedute con i miei co-autori e, soprattutto, con alcuni psichiatri per cogliere ogni sfumatura di un percorso davvero impegnativo. Quando un disturbo diventa malattia? Ce lo siamo chiesti. E moltissime altre domande hanno trovato una risposta, altrimenti non avremmo mai potuto scendere negli inferi per guardare il mostro da vicino».
Una curiosità: come si forma una serie dalle fondamenta?
«Ho immaginato un percorso di dodici puntate attraversato da un tema comune. La partenza avviene dal soggetto. Lo sviluppo fa parte del secondo step. A questo punto si cerca un produttore; noi inizialmente avevamo individuato pure un’attrice e, assieme al concept, ci siamo presentati in Rai. Ma è stato un gentile no grazie».
Guai a perdere le speranze.
«Infatti. Anni dopo arrivò a Mediaset un nuovo direttore, Daniele Cesarano, sceneggiatore di primo mestiere, piuttosto coraggioso. Il nostro non era un progetto proprio in sintonia con lo stile di Canale 5, però “Oltre la soglia” assieme a un altro scritto, risultarono elaborati scelti per la nuova stagione. Lo share non fu soddisfacente. In compenso molti operatori della neuropsichiatria si fecero sentire appoggiando il punto di vista di una fiction sicuramente rischiosa, ma utile ad aprire dei varchi da cui far entrare la luce. La seconda causa di morte fra i giovani è il suicidio, è una realtà terribile».
Chi è la dottoressa Tosca Navarro?
«È una psichiatra fuori dal comune anche perché lei stessa è uscita dalla schizofrenia. Apposta scelse lo studio per guarire. L’amore con un magistrato appartiene alla necessità di cambiare il tono dei sentimenti».
Non dimentichiamo che lei, Laura, si fece notare al Palio Studentesco di Udine come altri giovanissimi artisti della città: Giuseppe Battiston, per esempio.
«La passione per il teatro si è formata dal palco del Teatro Palamostre dei primi anni Ottanta: “Le Troiane”, “Macbeth” e “Romeo e Giulietta”, indimenticabili lavori che mi hanno cambiato la vita».
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