“ Full Monty” secondo Conticini: «Una storia ancora molto attuale»

Il popolare volto televisivo da venerdì 10 sul palcoscenico del Giovanni da Udine. «Nella commedia il problema del lavoro, ma anche il difficile rapporto con i figli»
L'attore Paolo Conticini durante la presentazione di 'Fratelli Detective', serie Tv in sei serate, in onda dal 16 maggio su Canale 5 con la regia di Rossella Izzo, Roma 12 maggio 2011. ANSA/FABIO CAMPANA
L'attore Paolo Conticini durante la presentazione di 'Fratelli Detective', serie Tv in sei serate, in onda dal 16 maggio su Canale 5 con la regia di Rossella Izzo, Roma 12 maggio 2011. ANSA/FABIO CAMPANA

Volto tra i più popolari dell’universo televisivo, Paolo Conticini attraversa lo show system italiano da oltre venticinque anni, visto che il suo debutto a fianco di Christian De Sica, suo scopritore e mentore, avviene nel 1995 nel film “Uomini uomini” .

“Un debutto per caso” ha sempre sostenuto Conticini, che si era presentato, venticinquenne, al provino senza soverchie aspettative, venendo da diverse esperienze lavorative, come modello e gestore di una palestra. Da lì, una lunga partecipazione a diversi commedie e cine panettoni, approdando poi in Tv dove furoreggia in molti spettacoli di intrattenimento e in altrettanto numerose serie e fiction TV una per tutte, quel “Provaci ancora prof! ” con Veronica Pivetti, baciato da ben sette edizioni.

Ma da qualche anno cavalca, sempre con grande gradimento del pubblico, anche le tavole del palcoscenico, soprattutto in commedie musicali, come “Mamma mia! ” e “Vacanze romane” , applauditi anche dal pubblico friulano. Che avrà modo di apprezzarne la duttilità di interprete anche prossimamente, e precisamente dal 10 al 12 gennaio, quando sulla scena del Giovanni da Udine, approderà con la sua ultima fatica, “The Full Monty” del drammaturgo inglese Terrence McNally, musicato da David Yazbeck e con la regia e l’adattamento italiano di Massimo Romeo Piparo.

Si tratta di un musical molto popolare, grazie anche alla versione cinematografica del 1997 che ha consegnato all’immaginario collettivo la storia agrodolce di un gruppo di operai disoccupati che tentano la carta dello spogliarello, il “servizio completo” del titolo, per tirare avanti.

«Una storia affatto campata per aria» ci dice Conticini, visto che il clima di precarietà e di profonda disperazione che caratterizza, pur nella loro estrema vitalità, i protagonisti, è facilmente rintracciabile nella nostra realtà odierna. Quando uscì il film la situazione economica italiana, diversamente da quella americana era ancora abbastanza buona e lo spettro della disoccupazione così diffusa ancora di la a venire.

Ma lo spettacolo non parla solo di mancanza di lavoro, sono molti i temi sociali ed etici che affronta, come il rapporto con i figli, nel caso di separazione o la diversità ancora tabù: argomenti profondi che pur in un clima di leggerezza e divertimento, fanno riflettere. Certo si ride, e molto, ma non mancano gli stimoli a pensare, a guardare molti problematici aspetti della quotidianità».

Tanto cinema e tanta tv, il teatro come entra nella carriera di Paolo Conticini?

«Entra nel 2000, quando mi fu proposto “Un americano a Parigi” , e siccome sin da piccolo mi piaceva cantare, recitare e cantare insieme mi è sembrata la quadratura del cerchio. Se poi, come nel caso di Full Monty, si balla pure, allora il piacere di stare sul palcoscenico si moltiplica per mille. Ma ho fatto anche una tragedia greca, sono stato nel 2004 Giasone in una “Medea” a fianco di Francesca Benedetti».

Una carriera, la sua, cominciata per caso

«Proprio così, un talent scout mi propose di partecipare a un concorso di bellezza, che feci perché sono curioso di natura. I risultati non furono granché, però in quell’occasione conobbi un agente cinematografico che mi ha proposto due provini, di cui uno, quello per “Uomini uomini, andò bene».

Lei ha sempre detto che il mestiere lo ha imparato facendolo...

«È vero. Ho avuto tanta fortuna, soprattutto la fortuna di lavorare con grandissimi artisti, che mi hanno insegnato tutto. Ma resto convinto che, oltre a una predisposizione, lo studio sia fondamentale per riuscire. Per cui consiglio vivamente a chi lo volesse intraprendere di frequentare una scuola. Anche perché la precarietà che segna la vita dell’attore, è dura da sostenere».

Lei può dirsi arrivato, però?

«Niente affatto, ogni volta che terminò un lavoro entro nell’ansia più assoluta. Forse per questo, perché conosco la paura di restare senza lavoro, che mi piace tanto interpretare questo Full monty».

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