Frau: «Il friulano lo salveranno le famiglie»

Il professore della marilenghe celebrato dalla Filologica con una raccolta di scritti. «Bene la tutela, ma conta che lo si parli»

UDINE. Sarà presentato domani, alle 18 in sala Ajace a Udine il volume Linguistica foroiuliensis et alia, silloge di scritti sparsi a cura di Federico Vicario per il settantesimo compleanno del professor Giovanni Frau. Un omaggio doveroso che la Società Filologica Friulana, che edita il libro, impreziosito da una sovracopertina firmata da Giorgio Celiberti, con il contributo del Consorzio Universitario del Friuli, rende a una delle personalità più autorevoli nel panorama degli studi di linguistica friulana degli ultimi cinquant’anni. «Si tratta - come scrive il suo curatore - di una raccolta di scritti che vanno dal 1964 al 2012, una robusta produzione di articoli, monografie, curatele, interventi, recensioni, segnalazioni e presentazioni, a dare la dimensione di un impegno scientifico e divulgativo di primo piano, ancora piú significativo, direi, se consideriamo che si tratta di una disciplina dove “la messe è molta, ma gli operai sono pochi”».

Operaio attivissimo in questo campo Giovanni Frau lo è stato da sempre, e il suo impegno per la marilenghe da sempre al centro del suo lavoro di studioso e divulgatore. Il volume, cosí Frau, «raccoglie non solo articoli legati alla linguistica friulana, ma anche “alia”, scritti che riguardano piú in generale la filologia romanza e questioni di politica linguistica».

Come sono raccolti questi articoli? Ancora Frau: «Sono divisi in capitoli a seconda della tipologia dell’argomento. Si va dalla storia linguistica, vale a dire come è nata la nostra lingua e quali sono stati gli effetti degli eventi nella sua genesi e sviluppo, alla descrizione delle varie parlate friulane che vanno dal portogruarese, a San Daniele, alla Val Canale...».

Tra i capitoli piú curiosi e interessanti quello dedicato ai nomi e alla terminologia, tra questi uno che fa chiarezza sull’origine del saluto mandi. «Una forma breve, come già scriveva il Pirona nel 1870, del “mi racomandi”, niente a che vedere con altre interpretazioni, un po’ favolistiche, ma che scientificamente non hanno un senso, come quella che vorrebbe derivare “mandi” dal “mane in deo” (“Vivi in Dio”) o “mane diu” (rimani a lungo)».

Non mancano lavori sui toponimi, ai quali il professor Frau si è interessato sin dai tempi delle tesi di laurea, ottenuta a Padova sotto la guida del professor Carlo Tagliavini: «Fui il primo – ricorda – a occuparmi di toponomastica friulana, con la compilazione di tutti i principali toponimi del Friuli che ancora non c’era». «Un lavoro – spiega Frau – questo, che ha riservato non poche sorprese, come il toponimo di Segesta, citato da Plinio, come “ex Carnis, Segesta”, ma che dove fosse e cosa fosse non si sapeva: io lo ho identificato sulla base di una serie di parametri linguistici con l’attuale toponimo Sezza che si trova sopra Zuglio».

Nel volume della Filologica ampio spazio è poi riservato agli inediti. «Testi friulani antichi, e anche non friulanofoni, come la versione dell’800 della parabola del Figliol prodigo nel tedesco di Sauris». «Infine – chiosa Frau – c’è un capitolo dedicato ai personaggi, biografie su Pirona, Tellini, Pellis e anche agli studenti friulani che nel ‘500, ‘600 frequentarono l’università di Graz. Ce n’erano parecchi, tra i quali lo storico udinese Moisesso».

Ma a proposito di politica linguistica, di cui peraltro Frau si è occupato sia come presidente dell’Olf, sia come presidente del Consorzio universitario del Friuli, chiediamo quale è lo stato della marilenghe? «La marilenghe, si salverà, come tutte le lingue minori se la si continuerà a parlare, soprattutto in famiglia». Ma allora, tutte le azioni politiche sulla salvaguardia della lingua friulana? «Servono, sono necessarie e hanno un senso importantissimo.

L’essenziale è che si continui a parlare in famiglia, ma perché questo avvenga bisogna che le persone cui spetta questo compito siano convinte, e la convinzione deriva da una serie di dati che misurano e testimoniano lo status della lingua, cioè la considerazione che viene fatta dalla lingua al di fuori dall’uso quotidiano. Considerazione che si eleva se si fa qualcosa nella scuola, si sente alla televisione...tutto ciò aiuta molto a creare la coscienza in chi ha il compito e il dovere di tutelarla. Una volta fevelà par furlan al iere di contadin, questo è ormai fuori dalla mentalità corrente, grazie proprio a quelle azioni di politica linguistica messe in atto in questi decenni».

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