Fotografie, carte e video: la montagna friulana tra passato e futuro

Da giovedì 24 ottobre, in castello a Udine, l’esposizione della Società Alpina Friulana. Un’ampia selezione d’immagini dalla fine dell’Ottocento

Una delle immagini che si potranno ammirare alla mostra
Una delle immagini che si potranno ammirare alla mostra

Sarà inaugurata giovedì 24 ottobre, alle 18 nel Salone del Parlamento del Castello di Udine la mostra “La conoscenza dei nostri monti. 150 anni della Società Alpina Friulana 1874-2024” che resterà aperta fino all’11 gennaio 2025. Ne anticipa i contenuti il presidente della Saf Umberto Sello.

Umberto Sello

La ricorrenza dei 150 anni della Società Alpina Friulana è stata l’occasione per promuovere una riflessione sull’evoluzione degli ambienti, dei luoghi e degli abitanti della montagna friulana nello stesso arco temporale, tenendo conto dei cambiamenti, in particolare di quello climatico.

L’idea è stata di offrire una lettura critica di un ambiente, quello della montagna, che ha dato vita nel corso del tempo a una originale civiltà ricca di aspetti culturali, sociali, economici e ambientali tale da essere facilmente identificabile come una regione a sé stante: la mont furlane.

Il percorso espositivo si snoda lungo gli spazi del Museo del Castello a Udine, proponendo i tanti sguardi e le molteplici letture possibili delle montagne di oggi e di ieri. Le cinque sale del mezzanino ospitano i nuclei narrativi attraverso un percorso tematico e non cronologico, con l’utilizzo di materiali fotografici, cartografici, testuali, video. Si va dalla verticalità alla geologia, dai primi esploratori agli strumenti della vita alpestre, dai luoghi e dai modi dell’abitare e del vivere di ieri ai temi odierni, come l’impatto del turismo, lo spopolamento, la scomparsa dei ghiacciai, i progetti di tutela.

Oltre a condividere il patrimonio archivistico, cartografico e fotografico dell’Alpina Friulana per far conoscere la ricchissima produzione editoriale che ha fatto la storia della conoscenza della montagna friulana, l’ambizioso obiettivo è stato trasmettere la conoscenza delle potenzialità e problematiche della montagna e di stimolare una riflessione sul suo valore. Per questo abbiamo chiesto il contributo di importanti istituzioni, in primo luogo l’Università degli Studi di Udine nella sua articolazione di terza missione che è Cantiere Friuli, coordinato dal professor Mauro Pascolini, che ci ha accompagnati nella creazione del percorso.

Negli spazi espositivi del Museo della fotografia trova invece spazio il patrimonio iconografico dell’Alpina Friulana, depositato ai Civici Musei e solo finora parzialmente esposto. Si è scelto di mostrare in originale una selezione ampia di immagini che vanno da metà Ottocento, finalmente riconoscendo il merito che spetta ai fotografi del sodalizio, che hanno lasciato una documentazione unica e preziosissima del territorio montano friulano e non solo.

Abbiamo fortemente voluto che la mostra fosse collocata nel Castello di Udine, dal cui colle – che oggi è oggetto di scoperte straordinarie di rilevanza mondiale – si ha la visione delle montagne che contornano la città, un elemento costante per chiunque a Udine si affacci dal proprio balcone, un paesaggio familiare confortante che non sempre è conosciuto e riconosciuto. Per questo dobbiamo ringraziare il Comune di Udine, che ci ha concesso gli spazi per la mostra per un arco di tempo ampio, che supera la fine dell’anno e lo scavalca.

Vorremmo che questa esposizione non fosse un evento che si conclude in sé, ma che sia l’avvio di un percorso di divulgazione e di ricerca sulla “mont furlane” che la Società Alpina Friulana intende proseguire anche nei prossimi anni. Vorrei che questa mostra fosse visitata in particolare dai giovani, i protagonisti del futuro prossimo. Nell’ultima sala, un’installazione di Emanuele Bertossi segna in maniera plastica l’esperienza di scoperta, conoscenza, meraviglia delle nostre montagne. L’artista ha riunito rocce di luoghi iconici come Coglians, Cludinico, Freikofel, Canin, Vajont per una narrazione che resta aperta e accompagna il visitatore al piano superiore: la montagna di domani non può prescindere dall’ascolto, dalla visione di chi in passato ci ha aperto la strada alla sua conoscenza: esploratori, scienziati, alpinisti. Una scoperta, un impegno che continua ancora oggi.

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