Festival Mimesis, Galli a Udine: «Tecnica è potere, ma la democrazia può resistere»
Si inaugura la dodicesima edizione del Premio Udine Filosofia con dibattiti su videogiochi, arte e AI

Si inaugura oggi la dodicesima edizione del Festival Mimesis – Premio Udine Filosofia. La giornata si apre con Tommaso Ariemma, che a Tolmezzo esplora il legame tra videogiochi e filosofia. A Udine, spazio alla letteratura con Marcello Barison (Il Formicaio, Libreria Tarantola alle 16) e allo sport come mito con Ariemma (I piedi del mondo, Feltrinelli, alle 17). Paolo D’Angelo riflette su arte e intelligenza artificiale, (Casa Cavazzini, alle 17). A Gorizia (Biblioteca Slovena, alle 18), Gabriele Giacomini presenta Il trilemma della libertà, mentre in contemporanea, a Udine Carlo Galli e Luca Taddio discutono di filosofia politica (alle 18, Torre di Santa Maria).
Galli già professore ordinario di Storia delle dottrine politiche presso l’Università di Bologna ha scritto su autori e concetti del pensiero politico moderno e contemporaneo, dirige la rivista “Filosofia politica”, ha presieduto la classe di Scienze Morali dell’Accademia delle Scienze di Bologna, la Fondazione Gramsci Emilia-Romagna, e il Consiglio editoriale dell’editrice Il Mulino. Deputato nella XVII legislatura ha pubblicato recentemente con Le edizioni del Mulino: Tecnica in cui smonta il mito del progresso “inevitabile” e svela l’ambiguità della tecnica. Tra le sue opere, tradotte in varie lingue ricordiamo: Genealogia della politica (1996); Spazi politici (2001); Contingenza e necessità nella ragione politica moderna (2009); Il disagio della democrazia (2011); Democrazia senza popolo (2017); Marx eretico (2018); Sovranità (2019); Forme della critica (2020); Platone. La necessità della politica (2021), Ideologia (2022), Democrazia, ultimo atto? (2023). Durante l’incontro Galli e Taddio analizzeranno i grandi temi del presente: potere, conflitti, futuro della convivenza, democrazia.
Professore, per rinvigorire la democrazia, cosa è necessario fare?
«Ci sono due ordini di interventi: credere ancora che la politica serva a cambiare la società. Secondo ordine di intervento cambiare la società dal punto di vista economico, cioè, impedire il formarsi delle enormi diseguaglianze che invece si sono formate negli ultimi decenni. Un doppio lavoro: fare di nuovo credito alla politica di essere capace di cambiare le cose e riuscire a cambiare prima di tutto la disuguaglianza economica».
Quale ruolo può avere allora oggi la filosofia politica?
«Ha il ruolo fondamentale di criticare cioè, di dimostrare, far vedere che le condizioni della nostra esistenza, della nostra vita collettiva, oggi possono essere cambiate. Hanno avuto una determinata origine da determinati motivi, da determinate forze economiche, politiche, sociali. Condizioni che vedono dei vincitori e dei vinti e che soprattutto non sono “né naturali, né prive di alternative”. Sono state prodotte dalla deliberata volontà umana e dalla deliberata volontà umana possono essere modificate».
Lei scrive nel suo ultimo libro “la tecnica non è solo uno strumento ma una forma di potere che organizza il mondo”. In che modo la tecnica cambia il mondo?
«La tecnica elettronica trasforma il mondo e dunque gli esseri umani in un diagramma elettronico. Ci trasforma in dati. E questo fa sì che la possibilità di controllarci e farci fare certe cose piuttosto che altre è enormemente aumentata. La tecnica meccanica per farci fare delle cose doveva operare una coercizione reale, fisica, mentre invece con la tecnica elettronica noi veniamo controllati ogni passo, ogni minuto della nostra esistenza e siamo inseriti all’interno di frame, algoritmi, prospetti che ci dicono che una certa cosa si può fare e allora noi varchiamo la soglia oppure che una certa cosa non si può fare e noi non passiamo. Questo senza che nessuno ci faccia del male fisicamente. Siamo sottomessi in quanto trasformati in dati e sottomessi a coloro che maneggiano i dati, che programmano le macchine, scrivono e controllano gli algoritmi».
A questo punto che ruolo resta alla democrazia in un mondo pensato in questo modo?
«In un mondo organizzato in questo modo la democrazia deperisce, ovviamente. Però la democrazia può anche reimpossessarsi della tecnica può orientarla in una direzione o in un’altra. Quello che esiste non è una cosa che non possa essere cambiata: in realtà come è stato prodotto così può essere cambiato, modificato. Dobbiamo essere preoccupati ma non disperati».
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