Elio: «Sfera Ebbasta oggi fa come Beethoven, affascina il pubblico»

È sicuramente uno degli artisti più poliedrici e sorprendenti della scena musicale italiana. Elio ovvero Stefano Belisario, per anni frontman de Le storie tese. Un lungo sodalizio che ha calcato i palcoscenici più vari, e talvolta imprevedibile che si è concluso al festival di Sanremo di tre anni fa con il brano dal titolo vagamente allusivo a un finale aperto, “Arrivedorci”.
Da allora il percorso artistico di Elio si è concentrato sulla musica frequentata da giovane, quella classica e operistica, benedetta anche da un diploma in flauto traverso al Conservatorio Verdi di Milano. E in questa veste si presenterà domani, giovedì 7, a Monfalcone dove inaugurerà la ripresa della stagione teatrale, con lo spettacolo “Elio nella Vienna di Beethoven”, affiancato dai Solisti dell’Accademia d’Arte Lirica di Osimo, Ettore Pagano (violoncello, Premio Salieri 2019) e Alessandro Benigni (fortepiano).
«Questo spettacolo fa parte di una serie che sto facendo da alcuni anni e con i quali mi prefiggo di contribuire a rendere popolare o comunque far incuriosire verso il mondo del classico e dell’opera chi non vi è avvezzo. Soprattutto mostrare che i personaggi di questo mondo, questi compositori, che spesso siamo abituati a vedere come dei monumenti, distanti, relegati ai velluti dei teatri, robe da vecchi insomma, sono degli esseri umani, come tutti con i problemi quotidiani che abbiamo tutti noi. In fondo l’obiettivo di Beethoven e lo stesso di Sfera Ebbasta: inventare qualcosa di musicale che possa affascinare il pubblico. E non dimentichiamo che, ad esempio, Rossini, quando compose Il barbiere aveva 24 anni, la sua è l’opera di un giovane».
Quanto allo spettacolo che vedremo?
«Si tratta di un viaggio nella Vienna di primo ottocento dove Beethoven sta per eseguire la sua ultima sinfonia e dove capitano personaggi illustri che cerco di far rivivere nel racconto e con qualche mio intervento cantato, oltre a quello degli artisti che mi accompagnano».
Questa sua per la musica classica è una passione che viene ben prima dello scioglimento del suo gruppo.
«Sì, la mia formazione e classica, e infatti, dopo il diploma al conservatorio per un po’ ho insegnato, ma ho capito subito che quella non era la mia strada e mi sono dato al pop. Ma l’amore per il classico è sempre rimasto ed è stato il compositore Azio Corghi che già nel 1998 mi ha proposto di partecipare a una sua opera al Rossini Opera Festival di Pesaro, a invogliarmi su questa strada». —
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