Ecco Davide Giacuzzo: l’astro nascente della tromba naturale

UDINE. Siamo spesso abituati a pensare che la passione arrivi, ci “rapisca” e ci conduca in un viaggio sempre nuovo. Non sempre è così. Non sempre è un colpo di fulmine. Talvolta le cose maturano assieme a noi e alle nostre consapevolezze.
Così è stato almeno per Davide Giacuzzo, giovane trombettista emergente (classe ’92) di Udine. L’interesse verso questo strumento gli è stato trasmesso dal padre – appassionato che si dilettava anche in una banda – ma, come detto, la scintilla non è scattata subito.
«Ero circa in prima, forse in seconda elementare – racconta – quando mio papà mi ha chiesto se ero interessato a suonare questo strumento. Io ero deciso, gli ho detto di no. Poco dopo, in terza elementare, un giorno mi sono trovato a casa da solo, ho visto questa misteriosa custodia e mi sono incuriosito. Ho tirato fuori la tromba e da lì è nato tutto. È una cosa maturata nel tempo. Prima di iniziare a suonare, non amavo molto la musica, poi mi sono ricreduto».
Da lì, è cominciato il suo percorso, prima le lezioni col padre, poi con un maestro privato, fino al Conservatorio (il Tomadini di Udine), iniziato in seconda media e proseguito fino al 2012.
E poi? Poi una scelta, non facile («sono molto legato alla mia terra, se potessi, tornerei subito in Friuli») quanto particolare: Davide si trasferisce in Svizzera per studiare la tromba naturale, perché «a Basilea c’è la più grande scuola di musica antica al mondo, la Schola Cantorum Basiliensis» e perché lì c’è Jean-François Madeuf, il suo Maestro, ma anche un idolo per lui.
Madeuf, racconta Davide, «è l’unico che ha avuto il coraggio di riprendere in mano uno strumento come quello, e di studiarlo e riproporlo al pubblico. Una scelta audace, perché quella è una tromba con molti limiti e perché il suo suono – spiega - è diverso da quello a cui siamo abituati. Talvolta sentendolo potremmo considerarlo stonato, in realtà è solo diverso. Noi siamo abituati al temperamento “equabile”, mentre all’epoca, almeno per quanto riguarda le trombe, il temperamento era naturale. Pura fisica insomma».
A questo punto, come è giusto che sia, la domanda è: «Cos’è la tromba naturale?» «È un tubo senza pistoni, buchi o altro, un tubo che ha solo bocchino e campana. Devo fare tutto con l’abilità di labbra e lingua. Scelgo io le note», precisa. «Io uso copie degli strumenti del 1600, 1700. Il mio docente ci fa studiare con i materiali più filologici possibili, per riuscire a ricostruire la sonorità di 300 anni fa».
E questi suoi studi proseguiranno fino al maggio 2017, quando Davide otterrà un’ulteriore specializzazione, oltre quelle già maturate, «sempre in tromba naturale e musica antica». Impossibile, visto che ha solo 24 anni, non domandargli cosa lo ha spinto a suonare uno strumento così antico.
«Ho sempre avuto interessi al di fuori dell’epoca in cui vivo, per anni ho fatto ricerche sul Titanic. L’antichità, mi affascina. Poi un giorno, la mia professoressa di italiano mi ha prestato un cd di musica barocca. Ho subito notato lo strano suono di quelle trombe, mi sono informato e mi si è aperto un nuovo mondo.
In attesa del 2017, il suo sogno nel cassetto è quello di «riuscire a far apprezzare questo strumento» perché nel mondo che ci spinge alla perfezione, questa non è reale, nemmeno nella musica, sicuramente non con uno strumento tanto complesso.
Nel frattempo spera di poter insegnare, come il suo Maestro e viaggiare il mondo suonando. Per ora attende, a giorni, l’uscita di ‘Complete Cantatas orchestra Harmonices Mundi’ un cd con le musiche di Nicolaus Bruhns inciso con un’orchestra di Bolzano (per Brilliant Classics) diretta da Claudio Astronio.
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