De Marco fotografa gli “Universi in rivolta”

L’artista udinese arricchisce il cartellone di “Libars di jessi eretics”. Eresia come condizione necessaria del pensiero critico

Andare d’inverno aI Colonos, nella campagna a Villacaccia di Lestizza, fa ripensare ad Amedeo Giacomini che qui tenne memorabili serate sotto i cieli d’estate dedicate alla poesia friulana, parole fortunatamente raccolte in un’antologia, intitolata “Tanche giautis”, in cui fra pensieri e voci si capisce un po’ meglio chi siamo nel frullatore dei tempi moderni, crisi compresa.

La caratteristica piú che ventennale dell’associazione Colonos, nelle iniziative invernali o “Avostanis”, è quella di avere un’unità di tema per proporre ragionamenti in cammino fra tradizione e presente non perdendo di vista certi punti di riferimento, come quelli espressi dal brasiliano Paul Freire nel preziosissimo libro “La pedagogia degli oppressi” dove si spiega che una vera presa di coscienza non trascina mai un popolo a fanatismi distruttivi, ma al contrario rende possibile a tutti di partecipare a un processo storico cercando una propria affermazione, nella libertà e nella dignità.

Aspirazioni però sempre piú sottoposte dovunque alla greve minaccia causata dalla paura e dalla propaganda mediatica. Ecco perché quanti vogliono ancora riflettere, senza condizionamenti esterni, possono mettersi in cammino sulla via dei Colonos dove domani, venerdí 23, alle 20.30, partirà il programma di “In file 2015” dedicato stavolta al tema “Libars di jessi eretics”, esplicita citazione della famosa poesia di Leonardo Zanier adoperata per lanciare un messaggio: «Essere eretici non è un optional da bastian contrari, ma una condizione necessaria nel modo di pensare e di vivere, che si alimenta attraverso la curiosità, il pensiero critico e creativo, la ricerca di nuovi orizzonti».

Il primo appuntamento è dedicato a pre Toni Bellina attraverso l’intervento di don Romano Michelotti con letture di Fabiano Fantini e Giuliana Musso. E nella stalla piccola dei Colonos, dove si tengono gli incontri, per tutta la durata di “In file” saranno esposte le fotografie di Danilo De Marco, in un intreccio denso di significati ed emozioni, intitolato “Universi in rivolta”. Volti che hanno una storia particolare, straordinaria, spesso poco conosciuta, che qui riemerge con le immagini e gli scritti di una piccola pubblicazione.

Dieci in tutto, uno dei quali, Lucio Urtubia, sarà protagonista il 6 e 8 febbraio di due incontri a Villacaccia, in cui assieme a De Marco e a Federico Rossi racconterà la sua storia.

Vicende diverse, raccolte in giro per il mondo, e qui unite in un luogo cosí unico, cosí remoto eppure molto vivo e sempre coinvolgente. Assieme a Lucio Urtubia (muratore, spagnolo, l’anarchico piú ricercato dalla polizia franchista), Danilo De Marco torna dunque ai Colonos per raccontare anche Maurice Nadeau (leggendario editore, giornalista e saggista francese, scopritore di talenti come Perec e Houellebecq), padre Maximo Gomez Munoz (protagonista di durissime lotte popolari in Messico), Abel Paz (autodidatta, anarcosindacalista e scrittore spagnolo), Armand Gatti (francese che vive in Germania, autore di cinema e teatro, in azione con i diseredati nelle strade, per narrare le loro sofferenze), Liber Forti (argentino, uomo di teatro e anarchico a vita, come si definisce). Ci sono, oltre a queste, quattro storie italiane che ci riguardano molto da vicino.

Una arriva dal Piemonte dove Eraldo Dionese vive esprimendosi con una poesia che diventa un paziente e quotidiano esercizio di ascolto, grazie a una scrittura frutto di assonanze, pause, silenzi. Versi i suoi severi, ma che sembrano lanciati in una sorta di bottiglia errante nel mare del clamore e dell’indifferenza. Infine, ecco i volti nostri, friulani, che Danilo conosce bene, in un rapporto intenso, nato addirittura dal tempo dell’adolescenza come nel caso di Sergio Cocetta, il Cid, partigiano ribelle che, fra militanza e disincanto, lasciò a un certo punto Udine e si rifugiò a Tarvisio per fare lo scalpellino scegliendo di vivere con poco e al limite.

«La libertà - diceva il Cid - non è libera, ma una combinazione di traiettorie e di atteggiamenti esteriori prima ancora di essere una disposizione interiore». E accanto a Cocetta chi andrà ai Colonos troverà la fotografia del grande Federico Tavan, il poeta di Andreis morto nel novembre del 2013, ma adesso piú vivo che mai fra i tanti che lo leggono sempre e fra chi lo ha potuto conoscere sui vorticosi saliscendi di un’esistenza complessa, dura, ma affrontata con la dolcezza di un bambino puro e sincero. «Vi amo tutti. - urla ancora Federico da qualche mondo ultraterreno -. Io volevo essere voi, io volevo essere me, io volevo essere Dio, io volevo essere il vento...». Le parole di Tavan conducono infine a quelle preziosissime di Ida Vallerugo, la poetessa che ha posto il suo piccolo “universo in rivolta” a Meduno, a pochi passi da Andreis, per cui accade in Friuli che due minuscoli paesi si esprimono con la potenza di poeti straordinari. Anche questo è un mistero, che solamente gli eretici con spirito curioso possono andare a scoprire, per vivere meglio e contrapporsi alle trappole della convenzionalità.

Questi, indicati attraverso le vicende di dieci personaggi, cosí unici nella loro differente irregolarità, sono alcuni fra i temi che saranno proposti ai Colonos nelle prossime settimane. Prima di affrontare il nuovo cammino, ascoltando tutti assieme le parole di chi narra le storie e guardando le immagini esposte sulle pareti, è utile riascoltare brevemente cosa disse lo scrittore Predrag Matvejevic sulla fotografia di De Marco: «I suoi personaggi non posano di fronte all’obiettivo. Si offrono invece, senza reticenze, rendendosi subito conto che davanti loro non c’è uno straniero, un estraneo. Cosí io adesso se guardo il ritratto di un amico, vi colgo l’immagine dell’amicizia. Su quello di uno sconosciuto vedo fraternità. Danilo è insomma uno di loro, compagno o complice. Lo sguardo sul mondo non introduce alcuna distanza».

Lo spirito di “In file”, il suo tema costante, sembra allora quello di proporre una dimensione ritrovata, riportando in qualche modo il senso dell’esistenza al centro di tutto. Argomento che proprio un anno fa venne narrato e spiegato benissimo a Villacaccia dal grande fotografo Mario Dondero, per far capire che l’essenzialità e l’umiltà dell’incontro rappresentano la vera grandezza. Cosa che gli instancabili agitatori di umanità conoscono bene.

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