De Gregorio: «Con Irina racconto il dolore ma anche la speranza»

Paola DALLEMOLLE«Non volevo riportare un fatto di cronaca nera o ripercorrere un’indagine, ma Irina mi ha cercato. Voleva parlarmi e non per ripercorrere la sua storia ma per capirne, se possibile, i...

Paola DALLEMOLLE

«Non volevo riportare un fatto di cronaca nera o ripercorrere un’indagine, ma Irina mi ha cercato. Voleva parlarmi e non per ripercorrere la sua storia ma per capirne, se possibile, i motivi. Voleva provare a rimettere insieme i pezzi».

La giornalista e scrittrice Concita De Gregorio (nella foto) racconta il suo libro “Mi sa che fuori è primavera” dal quale è tratto lo spettacolo omonimo che andrà in scena domani alle 20.45, in esclusiva regionale al teatro Verdi di Pordenone, diretto da Giorgio Barberio Corsetti e con l’attrice Gaia Saitta che firma anche l’adattamento teatrale.

La nota giornalista e autrice sarà a presente a Pordenone, al Ridotto del Verdi, alle 11, in occasione di un incontro pubblico. Inoltre lo spettacolo rientra nel percorso “Tra letteratura e teatro”, promosso dal teatro Verdi di Pordenone per la consulenza artistica di Natalia Di Iorio, in collaborazione con pordenonelegge e con il sostegno di Fondazione Friuli. Un’iniziativa speciale promossa in occasione della “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne” all’interno di un ampio progetto promosso sul tema dall’ente teatrale.

«Irina – spiega la giornalista – mi ha avvicinato spiegandomi che in questi anni ha provato ad affrontare il dolore in molti modi. Aveva letto “Così è la vita”, un mio libro in cui parlo della morte spiegandola ai bambini. La sua era una richiesta: voleva raccontarmi non la storia, ma i perché della stessa. Infatti né il libro, né lo spettacolo sono concentrati sui fatti. È piuttosto un romanzo tra due donne e sul perché accaduto”.

Fu una vicenda che allora colpì profondamente l’opinione pubblica.

Irina Lucidi perse le tracce delle sue due gemelle di sei anni il 31 gennaio del 2011. L’ex marito le aveva rapite e dopo giorni di viaggio finì per gettarsi sotto un treno. Da allora nonostante le ricerche, delle bimbe non ci sono state più notizie. È questa una tragedia che sembra insuperabile per un genitore eppure spiega Concita De Gregorio: «Non esiste un’espressione italiana per indicare un genitore che perde un figlio. La si trova nella Bibbia, in ebraico, in arabo, in sanscrito, in greco antico e moderno. Non esiste perché rappresenta un tabù».

E se manca una parola e quindi un posto nella società, diventi invisibile. Come si fa ad andare avanti? Forse partendo da una riflessione su sé stesse. Per quale ragione una donna colta, cosmopolita, con un lavoro e un successo professionale più prestigiosi rispetto al marito, non si accorge delle spirali familiari di cui è vittima? È possibile che una donna che ha raggiunto un livello superiore al suo compagno, ancora senta per un retaggio culturale sbagliato di cedere la supremazia nella vita domestica: devi restituire qualcosa proprio all’uomo ferito per pareggiare i conti. Una spirale che coinvolge oggi ancora tante donne.

«Sono cambiata moltissimo dopo questo incontro – aggiunge la giornalista –. Ti cambia l’ordine delle priorità. Riporta all’essenziale e aiuta a capire cosa si può fare di gentile e luminoso in questa vita. Qualcosa che testimoni la tua presenza».

Eppure la storia di Irina racconta il dolore, ma anche la speranza, verso una vita che non sempre ci fornisce le ragioni di quanto ci capita, nonostante ciò, ci rende capaci di sopportare anche i dolori più grandi e sopravvivere insieme all’assenza. Con quella forza che può avere solo chi si è trovato a rompersi in mille pezzi, e piano piano ha saputo ricomporli. —

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