Dalla Chiesa e le stragi: perché la fiction Rai dimentica il terrorismo nero

Il generale impegnato solo nel contrasto alle Brigate Rosse. C’era dell’altro, altrettanto grave, su cui poco si indagò

Paolo Patui

Ci sono uomini e donne, che hanno avuto coraggio inimitabile, forza insuperabile, capacità di dare se stessi a difesa di valori inestimabili quali libertà, democrazia, giustizia. E’ giusto mantenerne in vita la memoria, riproporre sempre e comunque l’esempio che hanno saputo essere e che hanno saputo dare. Ed è quindi legittimo dedicare al generale Dalla Chiesa il giusto tributo anche attraverso uno strumento divulgativo come una fiction Rai. Va concesso però il beneficio del dubbio sul come questo tributo è stato architettato e costruito; su come e a volte anche sul perché è stato riproposto in cotale modo. Al netto di una regia abbastanza stracca, di una sceneggiatura prevedibile e di una interpretazione di Castellitto al limite del compiaciuto, alcune domande paiono del tutto irrisolte all’interno della trama. L’allora Colonnello Dalla Chiesa nel 1973 viene promosso Generale e quindi deviato dalla sua lotta contro la mafia siciliana (la stessa che poi lo assassinerà nel 1982) per arginare il fenomeno nascente del terrorismo.

Prima domanda: quale? Quello che provocò la strage di Piazza Fontana a Milano nel 1969 (17 morti), quello che causò la strage di Peteano nel 1972 (3 morti) o quello che nel 1970 cercò di attuare il golpe Borghese? Tutti attentati antidemocratici rivendicati da gruppi eversivi di estrema destra. Niente di tutto questo. Nella fiction il fulcro dell’attività del Generale è contrastare le nascenti Brigate Rosse. Una grave minaccia certo. Una struttura neonata che fino ad allora aveva compiuto rapine, sequestri e i primi processi proletari, ma che a nessuno aveva né sparato, né fatto scoppiare bombe sotto ai piedi.

Si dirà: a Dalla Chiesa era stato segnalato quello specifico pericolo, nonché il compito di fermare l’evoluzione esponenziale, che poi diverrà tragica, del terrorismo sovversivo di sinistra. Giusto. E legittimo. Ma possibile che un uomo così fedele alla legalità e alla Nazione non avvertisse nemmeno un briciolo di preoccupazione dinanzi all’avanzare dell’eversione nera? E soprattutto possibile che una fiction a carattere storico biografico si dimentichi pezzi importanti di un puzzle che allora sembrava impazzito? Mentre nel 1974 le Br rapivano Sossi e iniziavano a sparare i primi colpi mortali, Ordine Nero aveva appena fatto saltare in aria l’Italicus (12 morti) e messo una bomba a Brescia in Piazza della Loggia (8 morti).

La fiction RaI lo ignora e così facendo ci lascia nel dubbio: perché non ci fu la medesima e sacrosanta preoccupazione anche nei confronti del terrorismo nero? Perché in questi ultimi tempi si vuole dipingere solo di rosso gli anni di piombo? Certo, va dato merito al Generale Dalla Chiesa di aver condotto una battaglia coraggiosa che ha permesso all’inizio degli anni ’80 di avere la meglio sul brigatismo rosso e sugli altri gruppi che avevano fatto della lotta armata la propria missione. Ma andrebbe anche detto che mentre questa lotta produceva i suoi frutti, nel 1980 a Bologna il terrorismo nero faceva esplodere una bomba nella stazione: 85 morti. Il più grave attentato terroristico nella storia d’Italia.

Insomma, c’erano le Br. Ma c’era dell’altro, altrettanto grave su cui poco si indagò e poca prevenzione si fece. In un momento in cui persino in Parlamento il senatore Gasparri compie grossolani errori di datazione storica, sbagliando la data dell’Unità d’Italia, sorge la preoccupazione per un futuro alla Gaber (“c’è di buono che la scuola/si aggiorna con urgenza/e con tutti i nuovi quiz/ci garantisce l'ignoranza) o peggio ancora mistificato e contraffatto secondo la vecchia legge che la storia la scrive chi vince.

E invece basterebbe solo provare a capire con onestà e competenza (parole ormai fuori moda, lo so) l'intera complessità tragica di quegli anni, che, in maniera diretta o indiretta ha coinvolto generazioni di italiani e probabilmente anche molti personaggi della politica che fu.

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