Dal racconto degli anni di guerra nell’ex Jugoslavia il forte richiamo all’attualità
L’attore Russo Alesi rilegge il libro “Territorio Comanche”. Alle 18, a Pordenone, nel Convento San Francesco

PORDENONE. Guerra nella ex-Jugoslavia. Croazia 1993, tarda primavera. Sfumati gli accordi per una cessazione delle ostilità tra serbi e croati, la guerra riprende con più vigore.
A raccontarla anche il giornalista e scrittore Arturo Pérez-Reverte, che nel suo ultimo libro come corrispondente di guerra “Territorio comanche”, (da lì in poi si dedicherà solo all’attività letteraria), partendo dal fatto che il suo alter-ego il giornalista Barlès e il fido operatore Marquez devono documentare il probabile crollo del ponte di Bijelo Polje minato per fermare l’avanzata musulmana contro le linee croate, descrive l’orrore della guerra, le brutalità cui si riducono gli uomini in quei contesti e sopratutto il mestiere del reporter, i suoi eroismi ma anche le sue miserie, le sue regole spesso spietate e i personaggi, tipi tra i più disparati, che lo praticano.
Un libro che senza voler essere predicatorio o enfatico è un duro atto di accusa contro la barbarie della guerra. E in questo senso, di forte richiamo alla realtà anche di questi agitatissimi tempi, va la lettura scenica di “Territorio comanche” che l’attore Fausto Russo Alesi terrà domenica 17 marzo, alle 18, a Pordenone, nel Convento San Francesco, nell’ambito del festival Dedica, il cui protagonista è quest’anno appunto lo scrittore e per molti anni reporter di guerra, dal Libano alle Falkland dalla Libia alla ex-Jugoslavia, Arturo Pérez-Reverte.
«Un libro – spiega Fausto Russo Alesi – che ci racconta in maniera così lucida e chirurgica il conflitto nei Balcani e al tempo stesso ci racconta l’orrore di qualsiasi guerra. Con una scrittura giostrata con raffinata abilità tra il narrare cronachistico della nuda realtà nella sua verità e crudeltà e una coinvolgente elaborazione artistica, tra personaggi veri e altri inventati, tra episodi tragici e altri anche divertenti, che ci spinge a considerare tutto la ferocia delle guerre, da sempre la stessa “da Troia a Sarajevo”, come dice lo scrittore in questo libro, all’Ucraina e a Gaza, aggiungo io e ci spinge a chiedere con forza il cessate il fuoco per quelle in atto».
Ma come sarà questa lettura scenica che lo stesso Russo Alesi ha curato nella scelta e nella riduzione del libro e che si avvale dei contributi video di Riccardo Frati, del disegno luci e delle musiche di Roberta Faiolo e della collaborazione alla regia di Davide Gasparro?
«Si tratta ovviamente di un adattamento, comunque molto fedele all’originale –spiega l’attore –. Perché quello che mi premeva venisse fuori da questa lettura è il profondo senso di pessimismo che Pérez-Reverte fotografa in questo libro, quasi la terra fosse connaturata all’essere umano ma anche al tempo stesso il fatto che l’arte, in questo caso la preziosità della scrittura che come ho detto è forse la vera protagonista del libro, sia invece qualche cosa che possa fare evolvere in meglio l’uomo».
Ma c’è qualcosa in particolare, un aspetto nella narrazione di Peréz-Reverte che l’ha colpita di più? «Pèrez-Reverte scrive con l’autorevolezza di chi di guerre ne ha viste molte, e si sente. Il suo è un racconto che si svolge tra vita e morte, tra la tragica realtà del momento descritto, un tempo sospeso nell’attesa che il ponte salti, e i molti personaggi e gli episodi che nelle divagazioni incarnano le diverse facce della guerra.
A partire dai due protagonisti, il giornalista Barlés, irrimediabilmente votato alla solidarietà, “entra nelle crocerossine” lo sberleffa più volte l’operatore, il distaccato e anche cinico Marquez, impegnato soprattutto a portare a casa, la notizia, lo scoop, anche a rischio della vita e non per eroismo, ma con la consapevolezza che quello scoop, quelle immagini possono stimolare in chi le vede una qualche riflessione. Il tutto in quel “Territorio comanche” che, come ripetono più volte i protagonisti, per un reporter è il posto dove l’istinto ti dice di fermare l’auto e fare marcia indietro».
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