Costanzo Schiavi, l’artista udinese che dipingeva i colori della laguna

Il ricordo del pittore nato cento anni fa e morto nel 2006. La natura, i pescatori, le reti e le barche sulle sue tele

Gianfranco Ellero
Un’opera di Costanzo Schiavi ispirata dalla natura e dai colori della laguna. Il pittore friulano era nato a Udine cento anni fa
Un’opera di Costanzo Schiavi ispirata dalla natura e dai colori della laguna. Il pittore friulano era nato a Udine cento anni fa

UDINE. Costanzo Schiavi, nato a Udine nel 1923, abitava in città in una stupenda villa liberty di via Volturno, in origine con vista sui prati che dolcemente scendevano verso il Cormôr, e in quella villa, quando si spense verso la fine dell’estate nel 2006, rimase vuoto l’ampio e luminoso studio che aveva allestito nella soffitta.

Puliti e ordinati i pennelli accanto ai tubetti dei colori, qualche tela appoggiata al muro, inutile il cavalletto da pittore, immobile il torchio delle incisioni, che l'avevano fatto conoscere anche al di là delle Alpi, quando a Varsavia aveva vinto, proprio con un’acquaforte, il concorso internazionale Federico Chopin: era il 1955.

Pittore raffinato, equilibrato, elegante, avrebbe potuto mirare a più alte vette, anche oltre Livenza, ma non se la sentì di rinunciare alla famiglia numerosa e alle sue passioni sportive, la caccia e la pesca subacquea.

Schiavi, artista di valore, praticò l’insegnamento dell’arte a livelli di eccellenza, sia nelle scuole pubbliche (licei Bertoni e Marinelli) che nel suo studio di via Volturno: l’unico a Udine nel quale era possibile studiare il nudo con modella.

Era tanto bravo e apprezzato, come maestro delle arti figurative, che lo ricordarono con devozione e riconoscenza, nelle loro note biografiche, alcuni alunni diventati meritatamente famosi: Isabella Deganis, ad esempio, si fece vanto di essere stata sua allieva, e Mario Micossi riconobbe che Schiavi gli aveva rivelato tutti i segreti dell'incisione.

Era rimasto in provincia, Schiavi, ma non era diventato un pittore di provincia, perché seppe rimanere sempre a un livello originale e aristocratico nella sua produzione, come riconobbero le giurie che gli attribuirono nel tempo cinquantaquattro premi.

Aveva esordito ventenne a Trieste in una mostra intitolata “Artisti e artigiani in armi”. Poi, per due anni tragici, si ritrovò a combattere fra le file della “Tagliamento” sul confine orientale.

Diplomatosi in decorazione all’Accademia di Venezia, si presentò a Udine con una personale alla galleria Marchetti nel 1948, e già nel 1950 fu invitato alla Biennale di Venezia.

Nel 1951 fu invitato dal Circolo artistico friulano alle mostre-scambio con il Kunstverein di Klagenfurt, e iniziò a praticare l’incisione all’acquaforte, una tecnica per lui congeniale.

Nei primi anni Sessanta si iscrisse al Centro friulano arti plastiche, nel quale si spese anche come consigliere.

In rappresentanza del Cfap partecipò alle Intart (Internazionale d'arte con Carinzia e Slovenia) del 1986 e del 2000, e alla grande Internazionale di grafica del 1987, riproposta ad Augsburg.

Storiche rimarranno, nel panorama artistico regionale, accanto ai paesaggi di laguna, che furono la sua palestra visiva, manuale e cromatica fino ai limiti dell’astrattismo, le scene di pesca e di uccellagione, e alcune vedute di Udine, come l’arditissima visione di Vicolo dello Schioppettino, e naturalmente la “Marcia funebre” in onore di Chopin. Ma seppe creare anche alcune opere fisse, come le vetrate policrome dell’abside nella chiesa di San Pietro Martire.

Schiavi era, non lo si dimentichi, un artista-artigiano, che non si servì mai delle stamperie per realizzare le sue incisioni: voleva dominare di persona il processo creativo, dalla morsura dell’acido alla stampa al torchio.

E a un certo punto volle aggredire e incidere manualmente la lastra di zinco, servendosi di una fresa da dentista: produsse così le “fresografie”, ispirate per lo più da pesci e conchiglie fossili e da inquietanti paesaggi rocciosi e immobili.

Amò tanto Marano Lagunare, i pescatori, la barche, le reti, le lampare per la pesca notturna e la laguna, che in lui trovò il suo più ispirato interprete.

Costanzo Schiavi ben meriterebbe una mostra per memoria sulla sponda dell’Adriatico.

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