“Cosmogonie della pace”: la mostra di Toni Zanussi a Grisignano
Il pittore friulano espone fino al 15 ottobre alla Galleria Amato opere che esplorano armonia, convivenza e utopia della pace

Cosmogonie della pace è il titolo della mostra del pittore friulano Toni Zanussi, ospitata fino al 15 ottobre alla Galleria Amato di Grisignano, in Croazia. Pubblichiamo il testo del critico d’arte Enzo Santese, tratto dalla pubblicazione che accompagna la mostra.
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L’artista è conosciuto da tempo sullo scenario italiano e internazionale per il suo impegno in favore della pace, uno dei perni essenziali della sua ispirazione. Le opere esposte in questa occasione sono un campionario significativo delle opzioni espressive, sintonizzate sull’esigenza di prelevare dalla realtà i termini per un viaggio fantastico nelle regioni dell’indistinto, dove corpi mobili percorrono orbite che tracciano nello spazio del quadro direzioni di marcia verso le dimensioni insondabili della natura. Gillo Dorfles è stato uno dei più significativi estimatori delle sue creazioni, definite non a caso dall’intellettuale triestino “Cosmogonie”. Qui la nervatura concettuale primaria è proprio quella della pace, ritenuta non chimera irraggiungibile ma approdo necessario. Il mondo fisico perde a tratti la sua ponderalità, per farsi atmosfera rarefatta in una regione del cosmo dove si avvertono soltanto le musiche dei meccanismi portanti dell’universo. All’interno del dipinto è possibile intravedere talune presenze (farfalle, uccelli, conchiglie misteriose ed altre parvenze figurali anche indefinite) che alludono a una dinamica fitta di relazioni armoniche nello spazio.
Superfici apparentemente cangianti si confrontano con zone in cui il colore si distende su morbide velature; altrove una leggera matericità del fondo espone la pellicola cromatica a variegati effetti di fronte alla luce dell’ambiente in uno spazio, asservito alla fluttuazione di elementi compositivi (circolari, intere o minime porzioni) disseminati in un universo, governato da arcane leggi gravitazionali; essi danno l'idea di potersi tramutare da un momento all'altro in aquiloni, capaci di tenere gli uomini con lo sguardo incollato al cielo da cui trarre ispirazione per un nuovo ordine di rapporti, imperniati sulla capacità di comprensione degli uni nei confronti degli altri.
Sulla base della geometria e delle sue molteplici combinazioni, Zanussi apre oblò o finestre verso situazioni fantastiche in cui forme appena riconoscibili si affermano in un gioco dinamico di colori, segni e luci. Le tinte vivide sono il riflesso di una calda convinzione che l'arte possa essere il battistrada di un cammino di riconquista di approdi di convivenza duratura, affinché l'utopia del rispetto delle diversità e della ricerca dell'interesse singolo, armonizzato con quello degli altri, possa diventare realtà di ogni giorno. È per questo che, con leggero scatto d'ironia, l'artista interpreta il cielo come una parte di universo da replicare sulla terra per attutirne i fragori conflittuali e tramutarli in musiche sempre aggreganti. La sua critica impietosa nei confronti di certi aspetti della realtà lo porta a immaginare, in pittura e scultura, realtà dell’“altrove” – è il caso, per esempio, delle “città immaginarie” – dove la regola dell’armonia è anche augurio perché si trasfonda convintamente nei rapporti tra i singoli, tra le componenti della società e tra gli stati.
La ricerca corre dietro il filo di un’analisi profonda delle dinamiche sociali, che soprattutto in questo momento sono lacerate da sussulti di vario genere. È per questo che le opere più recenti, realizzate su “piastre per raggi x” attenuano un po’ la luce consueta, vivono su cromie piuttosto abbrunite e scure e si presentano come aree di riflessione, proposte di condivisione e discussione con osservatori che abbiano a cuore i destini di un’umanità sospinta verso una deriva senza senso.
Nel suo eremo sul Monte Stella, a Tarcento, Toni Zanussi ha modo di auscultare i ritmi delle stagioni e di pensare a quella bellezza come a un paradigma da trasferire in ogni luogo dove si incunei l’orrore dei conflitti.
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