Corrado Augias all’Aquileia Film Festival: «Un luogo magico e carico di emozioni»
Il giornalista protagonista della serata con Piero Pruneti. «Qui si avverte il respiro di civiltà che si sono incrociate»

Corrado Augias all’Aquileia Film Festival: un evento molto atteso. Mercoledì 1 agosto alle 21, sul palco di Piazza Capitolo, il noto giornalista e scrittore converserà con Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva. Una serata che si profila brillante, perché Corrado Augias è una delle più raffinate voci italiane dentro il racconto culturale.
Che piacere poter parlare con lei di Aquileia.
«Posso raccontarle la prima volta in cui sono venuto ad Aquileia, insieme al professor Mauro Pesce. Allora stavamo facendo un libro su Gesù, che poi ebbe una certa diffusione. Il professor Pesce, da grande storico del Cristianesimo, insegnava tale disciplina a Bologna, mi illustrò il posto e anche parte di quel meraviglioso mosaico dentro la basilica, raccontandomi alcuni dei simboli che quel magnifico manufatto racchiude. Ecco, quella per me è stata una delle emozioni più intense di tipo conoscitivo, direi culturale, che ho avuto nella mia vita. Sensazione che ricordo ancora, anche nella visione dell’antico porto interrato, dove ora ci sono cipressi e prato, e una volta c’era l’acqua e attraccavano le navi romane. Lì si avverte il respiro di civiltà si sono incrociate: avanguardia da una parte e meta da raggiungere dall’altra. Aquileia, parlo per me, è un luogo carico di emozioni, di scoperta. È magico.
Aquileia e il suo spirito ancestrale. Lei da anni racconta la musica. Che tipo di suono ci potrebbe essere dentro la Basilica a richiamare la sensazione del Cristianesimo delle origini?
«La risposta è relativamente semplice. Io metterei a commento musicale il canto gregoriano. Come lei sa ha una scala particolare sulla quale è fondato, che risale alle scale greche. È un canto per voce sola, senza strumenti, un canto all’unisono, non c’è armonia. C’è la stessa nota emessa da più voci: la vox sola per dirlo in latino. È la vox sola davanti a Dio. Non sono credente ma se c’è qualcosa che si avvicina al canto per la divinità è il gregoriano».
Aquileia si presta a molti racconti, tra cui uno, intensissimo: quello del Novecento e del Milite Ignoto. L’ultimo momento in cui l’Italia fu unita in questo viaggio solenne.
«Spero di poterne parlare stasera. La vicenda del Milite Ignoto fu invenzione italiana, poi ripresa da molti altri paesi: onorare attraverso la salma di un soldato sconosciuto tutti gli innumerevoli caduti. Ho letto molto; potrei dire “ho studiato”. La madre di un caduto, straziata: Maria Bergamas. Undici bare. Lei doveva lanciare un fiore, e invece nell’emozione si sbagliò e fece cadere il suo velo nero su una bara che divenne la prescelta e cominciò il viaggio fino a Roma su un treno che man mano che percorreva la penisola si riempiva di fiori, di corone, di ricordi. C’era una scritta importante su quei vagoni, “L’ombra sua torna ch’era dipartita”, che è nel terzo canto dell’Inferno di Dante. Soprattutto quello che bisogna aggiungere è che la tumulazione della salma dentro quel monumento che è il Vittoriano a Roma fece cambiare la fisionomia al monumento stesso, nato per essere omaggio a Vittorio Emanuele II, che sta lì a cavallo, gigantesco. Quando arrivò il Milite Ignoto si trasformò nel “suo” monumento, non più quello del re».
Cosa significa intimamente raccontare la musica al grande pubblico?
«Intanto c’è una componente di divertimento, non lo nascondo. La musica ascoltata; gesto che faccio anche con le persone di famiglia. Purtroppo non posso eseguirla io stesso perché la pratica dello strumento è stata rudimentale, ho dovuto interrompere presto perché dovevo lavorare. L’intento è chiaramente didattico».
Noi siamo un Paese così musicale, ed è un tale peccato che la musica non venga insegnata profondamente. Anche nel pubblico dei concerti… non so fino a che punto si apprezzi l’esecuzione.
«Si potrebbe senza grande dispendio fare quello che fanno nei paesi del Nord Europa: far praticare ai ragazzi la musica corale. Si tratta di accordare le voci, come si fa con gli strumenti. È una grande strada per cominciare a imparare la musica. La gioia della musica è farla insieme».
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