«Come farei senza l’ex fidanzato di mia moglie?»

SAN DANIELE. Gli ingredienti di uno dei sodalizi letterario-cinematografici più riusciti d’Italia sono una fidanzata in comune. Una panchina al parco. Due cani. È portandoli a passeggio che Niccolò Ammaniti e Antonio Manzini - «l’ex fidanzato della mia attuale moglie», svela divertito l’autore di Io non ho paura - hanno iniziato a pensare di scrivere insieme. Ormai 10 anni fa. L’esito? Più e meno felice a sentire i due scanzonati autori che ieri si sono raccontati, con l’usuale ironia, al pubblico di Aria di Fvg, tra letture delle loro opere e aneddoti esilaranti. Uno per tutti? Il flop cinematografico dell’Ultimo capodanno. Film di Marco Risi. Sceneggiatura di Ammaniti-Manzini. «Era una mega produzione. Con la Bellucci, il fratello di Fiorello. Quando uscì lo videro in 30». Ammaniti è ancora divertito, a distanza di anni, nel ricordare che, pensando il film fosse vittima del malocchio, «andammo dalla maga della Maglianella». Peccato che tornato nelle sale, «il film andò anche peggio». In attesa di poter tenere tra le mani la prima “fatica” firmata in tandem e dedicata al Risorgimento - parola loro -, il pubblico sappia che nelle opere dell’uno e dell’altro già date alle stampe è facile scontrarsi, pur non sapendolo, con entrambe le vene creative. Galeotta fu la solita panchina di villa Ada, tra i Parioli e il quartiere Trieste. È seduti lì (dimentichi dei cani) che i due, prima amici che colleghi, si sono divertiti a immaginare (tra gli altri) Che la festa cominci. «Dal cazzeggio siamo passati a immaginare una festa con bestie feroci», ha proseguito Ammaniti ieri svelando l’importante ruolo svolto dall’amico Manzini nel farlo uscire da momenti non rari (pare) di secca creativa. Visti l’affiatamento e la complicità non è difficile crederlo. A San Daniele una battuta tira l’altra. Manzini: «Di tutto questo lavoro non mi hai mai riconosciuto un euro». Ammaniti: «Però te lo riconosco pubblicamente, non come quelli che hanno i ghost writer». E via avanti, tra letteratura, amicizia e cronaca di un Paese non sempre all’altezza. Anche in tv. «Il problema è che il servizio pubblico si limita a proporre sempre gli stessi personaggi, rassicuranti, che funzionano e che ci porteremo avanti finché sono nonni», denuncia Manzini annunciando il prossimo arrivo sul piccolo schermo di un (suo) personaggio niente affatto raccomandabile.
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