Cinquant’anni di Rai in Fvg: «Siamo il network per l’Est»

Guido Corso direttore di sede apre le celebrazioni e punta sulla strategia “glocal” «Forniamo 4 mila 500 ore di trasmissioni, oltre 90 in friulano. Lo share è al 43%»
Di Luciano Santin

di LUCIANO SANTIN

A. D. 1964. Per riesumarne la memoria a chi l’ha vissuto (per gli altri sarà storia antica): Saragat subentra a Segni al Quirinale, mentre a Palazzo Chigi è insediato Moro. Muore Togliatti, e al vertice del Pci gli subentra Longo, che si confronta con il segretario Dc Rumor. Intanto nasce il Psiup.

Una serie di attentati scuote il Sudtirolo portando all’arresto di Georg Klotz, fallisce il “piano Solo” di De Lorenzo, i carabinieri arrestano Luciano Liggio. Johnson si conferma presidente Usa, in Sudafrica Mandela va all’ergastolo, Malta ottiene l’indipendenza dalla Gran Bretagna. Nascono il linguaggio informatico basic e la Nutella. Milano inaugura la prima linea del metrò, e si apre al traffico il traforo del Gran San Bernardo, primo tunnel stradale alpino.

A Sanremo trionfa Gigliola Cinquetti con Non ho l’età. Escono Per un pugno di dollari e Il dottor Stranamore di Kubrick. Nel mondo dilaga la Beatlemania.

A Trieste in via Fabio Severo, si inaugura la sede Rai del Friuli Venezia Giulia, sul sedíme che era stato l’ultimo scampolo della “Caserma Grande” asburgica. C’è attenzione non solo locale sull’avvenimento, per il parallelo con il decennale della consegna della città all’Italia, e con il primo anno di vita della Regione autonoma. Alla cerimonia presenzia anche il presidente del consiglio dei ministri.

Il giubileo cade in un momento non facile, per i tagli della spending review, e le modifiche alla legge Gasparri che toccano le presenze regionali. Ma, Guido Corso, 53 anni, già responsabile di Rai Corporation, arrivato lo scorso anno a dirigere la sede dopo cinque lustri spesi negli Usa, ostenta fiducia.

«Premesso che con spirito di servizio ci rimetteremo alle decisioni aziendali, sono convinto che, specie in un momento di razionalizzazione come il presente, il servizio pubblico deve impegnarsi al massimo per rappresentare le realtà territoriali», dice. «L’America insegna che la strategia glocal è vincente, non a caso Murdoch fa incetta di piccole testate. E questo vale di tanto di piú per una zona complessa qual è il Friuli Venezia Giulia. La prima cosa che ho capito, arrivando qui, è che questa regione non è rappresentabile dall’esterno».

Concetti espressi già nei discorsi inaugurali, e ancora validi: «Ho riascoltato le parole di Moro e le ho trovate attualissime, specie per quanto riguarda la vocazione transfrontaliera, con le programmazioni destinate alla minoranza e agli italiani d’Istria. Oggi trasmettiamo oltre 4500 ore, di cui 208 in tv, con un canale dedicato; 1.667 ore in italiano per la Slovenia e la Croazia; oltre a 90 ore in friulano».

La convenzione in atto con la presidenza del Consiglio, che garantisce la maggior parte delle risorse, fa della struttura un unicum, assieme a Bolzano. «Di fatto siamo un piccolo centro di produzione, tutto rivolto al territorio, i cui contenuti privilegiano i risvolti sociale e culturale».

Scelte che premiano: «Siamo molto seguiti. Nell’informazione lo share è del 43%. E Radio 1, in Italia sesta negli ascolti, qui è prima, perché è trainata dalle trasmissioni regionali».

L’emittente accompagna giuliani, friulani, isontini, istriani da ottant’anni, nel bene e nel male. «Ricordo la nostra presenza in eventi come il terremoto o l’allargamento dell’Ue. E, prima, nella guerra nei Balcani, nella quale contiamo i nostri caduti».

Proprio la prospettiva a est può essere una chiave per le future strategie della sede, che può contare poco nel quadro nazionale, ma essere importante in un’ottica allargata a 360 gradi.

«Possiamo essere un riferimento, posto che per altre nazioni queste sono storicamente terre di convergenza. Abbiamo già positive esperienze di collaborazione e la Serbia prima o poi entrerà nella Ue, evento dai considerevoli risvolti economici, visto che a Belgrado e dintorni ci sono seimila presenze aziendali italiane».

Intanto si pensa ai festeggiamenti, con il programma Open doors dal 3 all’8 maggio: «La ricorrenza esatta sarebbe il 6 maggio, ma ci è sembrato inopportuno sovrapporci al terremoto. Il clou sarà cosí il 5, alle 17, alla presenza di autorità, testimoni e ospiti, con materiale d’archivio e musica affidata a Martina Feri e Les Babettes. Seguiranno visite guidate attraverso la sede, con momenti espositivi, proiezioni di documentari, una puntata del “Settimanale” televisivo in e altre trasmissioni in diretta».

«Una delle cose che mi fa piú piacere è che nella circostanza si riapra anche il tavolo di confronto Rai-Regione», conclude Corso. «Era dall’ottobre 2009 che non veniva piú convocato».

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