Carofiglio: i soldi, il potere e il caso, ecco le vere ragioni di un delitto

UDINE. È considerato uno scrittore cult e a buon titolo maître a pènser di una sinistra che non si arrende al populismo. Spesso è ospite della trasmissione Otto e mezzo condotta da Lilli Gruber, dove a disarmarlo ci hanno provato in tanti.
Difficile però opporsi al suo ragionamento lucido e a un pensiero critico e ironico che non fa sconti a nessuno. Più di sessantacinquemila follower su Twitter, dove commenta con stile e sagacia la crisi di governo, ex magistrato, ex senatore del Partito democratico, padre di due personaggi amatissimi dai lettori, l’avvocato Guido Guerrieri (torna a novembre in libreria!) e il maresciallo Fenoglio.
A Pordenonelegge che festeggia il suo atteso ventennale anche nel segno del giallo e del noir, Gianrico Carofiglio sarà protagonista sabato 21 settembre, al teatro Verdi, (alle 21), con un’altra grande penna della narrativa italiana, Giancarlo De Cataldo, magistrato, scrittore, sceneggiatore e drammaturgo italiano, De Cataldo è Giudice di Corte d’Assise a Roma.
Un appuntamento imperdibile, nato grazie a uno specifico Protocollo d’intesa sottoscritto fra il Comune di Senigallia e la Fondazione Pordenonelegge, (per l’accordo va ringraziato il pordenonese Claudio Ricci che ha creato le basi della collaborazione), sottoscritto dal sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi e dal presidente della Fondazione Giovanni Pavan per promuovere la cultura, attraverso i reciproci eventi.
Carofiglio e De Cataldo già protagonisti di un’originalissima formula di incontro “andata e ritorno”, il 24 agosto, al festival Ventimilarighesottoimari in Giallo, a Sinigallia, saranno a Pordenone con la seconda parte di “Sconvenienti verità.
Le inattese ragioni del delitto”, e investigheranno sui casi che portano a crimini sconvolgenti, dove i colpevoli sono spesso legati alle vittime da rapporti personali o familiari.
Un excursus avvincente che intreccia realtà e letteratura, storia e fiction, vero e verosimile condotto dal giornalista e saggista Valerio Calzolaio, che è anche docente di diritto costituzionale all’Università di Macerata..
«Tratteremo casi noti al grande pubblico – anticipa Carofiglio – per capire le ragioni che alimentano l’interesse o il turbamento dell’animo umano rispetto ad alcuni delitti che ci attraggono e suscitano un interesse assoluto, ma anche per riflettere sulle opinioni convenzionali.
A volte la realtà della cronaca è molto diversa da come la immaginiamo. Sarà una performance, un talk con una parte più teatrale in cui leggeremo dei dialoghi investigativi. Io ho scelto la lettura dal mio romanzo “L’estate fredda”.
L’indagato viene sentito dal magistrato e dal carabiniere, e racconta il suo primo omicidio. La finzione è qui basata su veri verbali, verosimili, non si tratta di true crime. De Cataldo si occuperà di casi di cronaca di cui ha scritto.
Fatti degli anni cinquanta e sessanta seguiti con attenzione spasmodica e febbrile da gente che ai tempi in cui era assente internet pernottava fuori dai tribunali per conoscere gli esiti della sentenza».
La cronaca nera, spesso trattata evidenziandone gli aspetti più crudi e violenti, appassiona il pubblico dei talk–show di intrattenimento pomeridiani. Perché così tanto interesse da parte del pubblico?
«È l’antica, morbosa e non bella passione delle persone che guardano i crimini cercando una “non verità” che vuole una netta separazione tra cattivi e buoni. Purtroppo lontana dalla realtà. Chi si occupa di cronaca, indagini e processi sa che il confine tra bene e male è molto meno netto».
Le passioni che muovono un delitto sono ancora quelle shakespeariane: sete di potere e denaro, gelosia, invidia?
«Ci sono tre ragioni per il delitto: i soldi e la passione per il potere senz’altro, le passioni legate ai sentimenti, e poi la più interessante delle tre, il caso. Tanti gravi delitti avvengono per coincidenze, semplicemente perché qualcuno si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Il peso della casualità nei delitti è mostruoso ed è sconvolgente».
Lei ha scritto la “Manomissione delle parole” (Rizzoli) in cui ha indagato in modo etico e politico termini quali: vergogna, giustizia, ribellione, bellezza, scelta. Il lettore è messo in guardia sulle conseguenze di un uso sciatto e inconsapevole sia sulla manipolazione che porta alla perdita di senso. Come siamo messi adesso?
«Alla Manomissione delle parole ha fatto seguito “Con i piedi nel fango”. In chiave politica affrontavo quattro conversazioni che avevano come filo rosso l’idea che è possibile fare politica rispettando il significato delle parole. Lo spettacolo che in questi giorni offre la politica non è nel senso della verità. Ma bisogna sperare che le cose cambino, in meglio». —
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